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Diciamo ‘no’alla censura anche quando è sciocca

Betty Faustinelli

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08 Febbraio 2016 - 11:06

Diciamo ‘no’alla censura anche quando è sciocca

Stia sereno, Gallina. Nessuno dal Pd o dal Governo le avrebbe telefonato per lamentarsi della locandina sulla quale il Premier campeggia con l’inconfondibile capigliatura cotonata e nero corvino di Moira Orfei. Nessuno avrebbe protestato per l’invito al renziano ‘Circo alla Leopolda’, che poi è il carnevale di Soncino. A ben altri sberleffi è abituato Matteo Renzi.
Non c’era motivo di censurare l’innocente poster che il comitato organizzatore aveva preparato per annunciare la manifestazione che si terrà nella filanda, di proprietà del Comune. Proprio perché incomprensibile, il niet dell’amministrazione deve avere un motivo che non può essere quello fornito dallo stesso Gallina, ovvero che il carnevale non deve avere connotazioni politiche. Che carnevale è se non irride i politici e i potenti?
A un sindaco di centrodestra la punzecchiatura al Premier poteva fare gioco, non a Gallina. Ha seguito Verdini nell’ultima secessione forzista e nessuno se n’è accorto? Ma anche in questo caso la bocciatura del manifesto sarebbe un favore non richiesto. O forse si tratta di censura preventiva: blocco il buffetto al leader dei miei avversari nella speranza di evitare che da loro m’arrivino manrovesci. Oppure l’ineffabile sindaco di Soncino è semplicemente più realista del re: censura un volantino perché non gradisce (capisce?) la satira. Comunque lo si consideri, e in attesa chesiano chiariti motivazioni e scopi che oggi risultano oscuri, quell’atto è deprecabile.
Lede la libertà d’espressione e procura frecce all’arco dell’anti politica, oggi rappresentata in parlamento dal secondo partito per ordine di grandezza, che è il Movimento 5 Stelle. E infatti Danilo Toninelli, portavoce dei grillini alla Camera, ha colto la palla al balzo per denunciare la gravità di un fatto che è «spia di un clima che non bisogna esitare a definire pericoloso, perché pervasivo al punto da coinvolgere perfino la festa per eccellenza che è il carnevale».
Non si può dargli torto, a meno che non si ritenga che il potere costituito debba essere sempre preso sul serio e mai irriso. Così non è stato nei 17 anni berlusconiani, segnati dalla satira a senso unico sul Cavaliere. Non lo deve essere oggi con Renzi, altro leader carismatico e, come tale, vittima predestinata dei comici.
Giova ricordare come nel 1977 la Rai, allora in monopolio e quindi in grado di gestire l'intero palinsesto dei programmi televisivi italiani, abbia trasmesso l'opera teatrale Mistero buffo di Dario Fo, un insieme di monologhi che descrivono episodi biblici, brani dei vangeli apocrifi e racconti popolari sulla vita di Gesù. Fu una decisione coraggiosa, soprattutto se si considera che fu presa quarant’anni fa, in un contesto politico e sociale molto complesso per il Paese. Forse oggi tanta libertà non sarebbe più consentita perché altre forme di censura, più sottili e diverse da quella plateale e sgangherata del Comune di Soncino, limitano l’espressione individuale. E’ la dittatura del mercato, che fa più paura e crea più danni. E’ quella che soffoca voci fuori dal coro, come oggi potrebbe essere Mistero buffo, in nome e per conto degli ascolti, cioè del mercato.
La censura è pericolosa perché è pervasiva per dirla alla Toninelli. Oggi vieta le locandine del carnevale, domani quelle dei film e di altre opere dell’ingegno. Se il clima politico cambiasse, troverebbero terreno fertile personaggi come Novello, indimenticato procuratore della Repubblica di Lodi, amico del ministro dell’Interno Scelba, che dal ‘58 al ‘74 fece sequestrare centinaia di pellicole e pubblicità, tra cui un manichino in topless, perché ritenuti osceni. Il Paese ha bisogno di tutto, non di gente così.

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