L'ANALISI
21 Novembre 2025 - 05:25
CREMA – Passo dopo passo, scalino dopo scalino verso la conquista di uno spazio sempre più importante. La band cremasca degli Excape ha pubblicato il nuovo singolo Baciami Stupida e i riscontri sono già molto positivi.
Il trio pop-rock ed elettronico è formato da Marco Carelli (voce e chitarra), Ruggero Guerini (basso) e Jacopo Cipeletti (batteria). Attivi dal 2020, si fanno notare con i singoli Cicatrici e Il Tempo dei Ricordi, per poi evolvere verso un sound più maturo che fonde elettronica, funky e indie rock. Con oltre 150 concerti all’attivo – tra cui il palco dei Magazzini Generali di Milano – gli Excape consolidano la loro presenza live.
Finalisti regionali di Emergenza Festival e protagonisti alle audizioni del Tour Music Fest, nel 2023 partecipano ad Area Sanremo con il brano La notte dei sogni. In seguito pubblicano l’Ep Ikigai, prodotto da Luca Narducci e mixato da Antonio Polidoro. Nel 2024 escono i singoli Bastarda Ipocondria e Paranoia, mentre dal 2025 la band inaugura una nuova fase artistica lavorando con i produttori Andrea 'Imho' Immovilli e Alessandro Presti, preparando nuove release per Benzai Records e Believe Music. Baciami Stupida nasce da tutto questo, dalla consapevolezza di vivere in due mondi: quello provinciale di Crema e quello metropolitano di Milano, dove la nuova canzone ha 'debuttato in società' nel release party al Bluesquare, giovedì 6 novembre 2025.
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Com’è andata la presentazione del nuovo singolo?
«Non siamo nuovi a queste serate – dice Carelli –: sono feste abbastanza esclusive, dedicate alle persone che ci seguono. Inoltre sono situazioni in cui si ha un riscontro immediato sul brano presentato. In questo caso, la serata è stata una piacevolissima sorpresa, perché c’erano molte persone del settore, uffici stampa, testate giornalistiche e soprattutto artisti, qualcuno anche con numeri importanti: hanno riempito palazzetti, conquistato dischi di platino e lavorato con produttori che hanno vinto Grammy Awards. E il feedback è stato molto positivo. Ci hanno detto che, rispetto a come eravamo prima, ora siamo molto più diretti, viscerali e veri. E questo ci fa piacere, perché è in linea con il messaggio che vogliamo trasmettere. Inoltre abbiamo voluto creare un’atmosfera che generasse engagement con il pubblico. Per esempio abbiamo portato uno specchio su cui ognuno poteva scrivere una parola per descrivere com’era stato il suo ultimo bacio. Il tutto immerso in un set con giochi particolari di luci rosse e viola, che ricreavano il mood del brano. C’erano circa 180 persone, tra cui i Dear Jack, con il bassista Alessandro Presti che è il nostro produttore, e Valentina Parisse, prodotta da Chris Lord-Alge, cinque volte vincitore dei Grammy Awards: ha lavorato con i Green Day per l'album American Idiot, Madonna, Bruce Springsteen, Rolling Stones, U2. Un’altra cosa bella è stata vivere un momento di condivisione in un settore, come quello della musica, dove c’è molta competitività. Una grande festa, in cui ognuno si sentiva partecipe e dove le emozioni hanno avuto il sopravvento».
Il vostro brano evidenzia una produzione in evoluzione. Da dove arriva questo cambiamento?
«Quello che ci piace dire è che la musica è bella anche perché in ogni momento della tua vita hai necessità di esprimere cose diverse. Cresci, migliori, cambiano i tuoi ascolti e le tue abitudini, e ogni volta che iniziamo un nuovo lavoro lo facciamo con questa consapevolezza. Dopo l’Ep uscito esattamente un anno fa, il 15 novembre 2024, abbiamo deciso di mettere un punto e ricominciare da capo, per riscoprirci e avere nuovi stimoli. Inoltre i nostri produttori, Presti e Immovilli, hanno lavorato come sarti e ci hanno cucito addosso un vestito nuovo. E questo vestito ha cambiato anche le nostre abitudini. Ci siamo messi allo specchio e ci siamo domandati che cosa vogliamo dire con la nostra musica e chi siamo veramente. Abbiamo fatto un’analisi molto profonda e critica per capire cosa volessimo comunicare. Forse abbiamo trovato una risposta e il pubblico se ne sta accorgendo, perché i feedback sul brano sono molto positivi. Su Spotify stiamo viaggiando a quasi 2mila stream al giorno e, per essere artisti emergenti, è un risultato notevole. Un cambio di rotta che per noi significa che abbiamo qualcosa da dire e che lo stiamo dicendo, penso, bene».
La canzone e il testo sono molto belli, è un omaggio amaro all'amore?
«È bella questa osservazione, perché è proprio ciò che volevamo creare. Il brano in realtà non parla di amore, ma di solitudine, o meglio della solitudine vissuta come una ragazza, come una storia d'amore fatta di alti e bassi. Il brano è nato in modo molto naturale. Io mi ero trasferito in Francia per riscoprirmi, avevo la necessità di staccare dalla vita di sempre e trovare nuovi stimoli, soprattutto utili a livello musicale. Mi sono confrontato con la solitudine, con la distanza, che crea la necessità di fare musica. La risposta che abbiamo cercato di dare è che la solitudine è qualcosa che nella vita, prima o poi, tutti affrontano, ma può diventare pericolosa se ci si abbandona a lei, perché c’è il rischio di perdersi. Baciami Stupida è proprio un’esclamazione rivolta alla solitudine: ho capito che ci sei, che esisti, ti bacio per l’ultima volta e poi ti lascio andare per sempre. Non è esplicito nel testo, ma ognuno può interpretarla portandola nel proprio vissuto, magari dedicandola a una ragazza, a una storia d’amore, a qualsiasi cosa».
State lavorando a un album e avete date live in programma?
«Abbiamo già altri brani in cantiere, storie tutte collegate tra loro. Sono parte di un racconto e non c’è modo migliore che raccontarla con una storia magari un po’ più lunga, che non si esaurisca con un singolo. Noi viviamo di live e stiamo organizzando un’iniziativa importante, su cui non posso dire altro. Ai fan dico: seguiteci sui social e sarà a Milano. Ormai siamo un po’ 'milanesi', ma manteniamo un legame molto forte con la nostra terra d'origine, Crema. È sempre un modo per tornare a casa, rilassarsi e trovare le proprie famiglie, avere gli stimoli e la forza poi per affrontare la settimana, che è molto faticosa a Milano. Credo che chi viene da realtà provinciali abbia una sensibilità diversa, perché Milano è veloce, ma ti fa perdere tanti momenti della vita. Viviamo in due mondi, provinciale e metropolitano, e da questo nasce una maggiore conoscenza delle persone e delle situazioni».
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