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ALLE RADICI DELLA COSTITUZIONE

Matteotti uomo politico oltre il ‘santino’ martire

Esce per Cremonabooks ‘Giù il cappello signori della borghesia’

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

05 Dicembre 2024 - 05:15

Matteotti uomo politico oltre il ‘santino’ martire

CREMONA - Giacomo Matteotti oltre il simbolo di martire antifascista. Giacomo Matteotti oltre il ‘santino’ onorato dopo la sua morte violenta. Giacomo Matteotti oltre la biografia sui generis di un figlio di possidenti che lotta al fianco dei braccianti. È in uscita, per i tipi di Cremonabooks, ‘Giù il cappello, signori della borghesia’ curato da Gian Carlo Corada. Il volume sarà presentato il prossimo venerdì 13 dicembre alle 17 nella sala dei Quadri del Comune. Oltre al curatore e all’editore Fausto Cacciatori, interverrà il sindaco Andrea Virgilio e modererà Paolo Gualandris, direttore del quotidiano ‘La Provincia di Cremona e Crema’.

UN PENSATORE DEL ’900

Il titolo richiama l’incipit di un articolo dello stesso Matteotti pubblicato su «La lotta», giornale socialista di Rovigo, il 7 gennaio 1922, in ricordo dei martiri antifascisti del Polesine. La stessa espressione, rovesciata, divenne tipica di Giuseppe Di Vittorio, che sottolineava come i braccianti del sud avessero imparato - grazie alle conquiste sindacali - a non togliersi il cappello davanti ai padroni. Un titolo inconsueto ma non certo casuale perché «il presente lavoro, infatti, si inserisce nell’ambito della più recente storiografia, secondo la quale Matteotti è non solo il più noto martire antifascista, ma un interessante ed importante pensatore politico del ’900 - scrive Corada -. Prima della morte Matteotti ha affrontato alcuni grandi temi del suo tempo ed ha cercato delle risposte innovative e tali da poter ancora dire qualcosa a noi oggi».

UN DELITTO SFRONTATO

Il giovane deputato socialista - alla morte non aveva neppure quarant’anni - fu praticamente l’unico a opporsi a Mussolini in Parlamento. Il suo assassinio, feroce quanto sfrontato, il 10 giugno del 1924, e il successivo, casuale ritrovamento del corpo, il 16 agosto dello stesso anno, minarono la stabilità del regime fascista e dello stesso Mussolini. Ma se furono sufficienti pochi mesi a rinsaldare il fascismo, grazie all’intransigenza dell’ala dura del partito capitanata da Roberto Farinacci, bastò ancora meno per fare di Matteotti un martire. «In certi casi si può parlare addirittura di venerazione, quasi si trattasse di un Santo laico», sottolinea Corada, al punto che ancora oggi «il nome di Giacomo Matteotti è ricordato in quasi quattromila vie, piazze, scuole in Italia ed anche all’estero. Ciò è giusto, poiché la memoria di come il fascismo sia stato orribile va conservata in tutti i modi. Serve anche a dimostrare quanto sia falsa l’immagine, oggi rilanciata da certuni, di un fascismo ‘buono’, di un Mussolini che ‘ha fatto anche cose buone’». Il personaggio Matteotti ne ha tuttavia oscurato il pensiero. Da qui l’esigenza, per editore e curatore, di recuperarne almeno i temi di fondo, elencati di seguito.

LA DIFESA DEGLI OPPRESSI

«La difesa dei lavoratori e degli oppressi - scrive Corada -, in particolare dei contadini del Polesine (braccianti e piccoli affittuari), è un elemento costante nel corso della sua esistenza. Nessuna idealizzazione, come invece è tipico di ogni populismo. Le masse contadine ed operaie non sono, secondo lui, ‘di per sé’ rivoluzionarie (...) Certi suoi testi mi ricordano il cremonese Guido Miglioli (1879-1954). Il laico ed anticlericale Matteotti e il fiero cattolico Miglioli si ponevano entrambi come apostoli delle plebi, come vessilliferi del riscatto dei più umili».

L'ANTIMILITARISMO

«Il pacifismo e l’antimilitarismo sono una presenza costante, nel suo pensiero e nella sua azione, dagli inizi del secolo alla morte. Presenza, purtroppo, spesso trascurata o ridimensionata in alcune commemorazioni ufficiali. Comunque un pacifismo integrale e senza mediazioni», sostiene il curatore.

L'EDUCAZIONE DEL POPOLO

«L’educazione del popolo, grazie all’azione sindacale e politica ma prima ancora attraverso una generalizzata formazione scolastica, è obiettivo fondamentale del suo agire e sempre presente nelle sue riflessioni. Questo spiega anche la sua insistenza sulla necessità di competenza nell’attività politica», ricorda Corada.

FERMEZZA ANTIFASCISTA

«L’intransigenza antifascista è l’aspetto forse più sottolineato dai biografi - dice Corada -. Anche contro parte dei suoi deputati e contro la maggioranza della Confederazione Generale del Lavoro, che a un certo punto sembrò essere irretita dalle false promesse di pacificazione da parte di Mussolini. Il suo pensiero è chiaro e parte dall’interpretazione del fascismo come movimento di classe».

RIFORMISTA RADICALE

«Spesso incompresa è stata la radicalità del suo Riformismo, forse perché oggi il termine ‘Riformismo’ è usato in modi assai diversi. Prevale un’interpretazione minimalista e moderata o addirittura conservatrice (...). Il Riformismo di Matteotti era assai radicale, ben lontano dall’iperpragmatismo di molti che, magari in buona fede, a lui si richiamano: la società presente, pensava e scriveva Giacomo, non ha bisogno di piccoli ritocchi ma di radicali cambiamenti. In genere, i suoi contemporanei, amici o avversari, lo capivano, tanto che spesso correva di lui la definizione di ‘riformista quasi massimalista’ e di ‘bolscevico miliardario’ (anche questo mi ricorda l’accusa di ‘bolscevico bianco’ lanciata a Miglioli)», ricorda Corada.

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