L'ANALISI
11 Agosto 2024 - 12:03
Angelo Garioli, Mikailla Superti e il battistero
CREMONA - Guardare, osservare, ascoltare pietre e mattoni: la ricerca sul battistero condotta da un gruppo di architetti, storici, archeologi e appassionati guidati da Angelo Garioni, presidente di Cremona com’era, e Mikailla Superti, presidente di Cremona Rinascimento, prosegue a pieno ritmo. È stato creato un modello 3D di studio della fabbrica prima del rifacimento cinquecentesco, basandosi su analisi stratigrafiche coordinate dallo stesso Garioni. La ricostruzione, in particolare, ha permesso di leggere in modo accurato le tracce degli interventi nelle gallerie dei matronei e nel piano delle soffitte.
SCOPERTE SULLA MURATURA: NUOVE INFORMAZIONI SULLA STRUTTURA SOMMITALE
«Già si sapeva dell’esistenza del vecchio tetto celato sotto quello attuale di legno e rame - sottolinea Garioni -, ma altre importanti novità sono emerse sulla parte sommitale del monumento. Le discontinuità stratigrafiche sono molto evidenti nella galleria, dove si nota la muratura medioevale demolita per imbastire quella rinascimentale. Il battistero di Cremona ha murature sommitali databili al primo- secondo decennio del XIII secolo, molto simili a quelle del Torrazzo, nella sua parte inferiore. Le stesse decorazioni marmoree uniscono i tre edifici: duomo, battistero e Torrazzo. Dallo studio emerge anche una teoria molto interessante: il battistero potrebbe aver avuto una sua veste in intonachino su tutti i prospetti. Questa ipotesi è altamente probabile sulle facciate in laterizio, decorate a finto marmo. Le ragioni sarebbero da imputare alla mancanza cronica del marmo nella città. Materiale prezioso proveniente dalle Alpi e dagli Appennini, sarebbe stato impiegato con parsimonia. All’inizio del boom edilizio del XII secolo, gli antichi monumenti romani sono state le cave cittadine. Terminate queste ci si rivolse ai territori piacentini, bresciani e veronesi. Però il costo alto avrebbe sconsigliato queste soluzioni per virare verso il ‘finto marmo’ ricavato dalla decorazione dell'intonachino».
UNA TEORIA INNOVATIVA: IL BATTISTERO RIVESTITO IN FINTA PIETRA
«Mikailla Superti - prosegue Garioni, illustrando la ricerca - sta coordinando lo studio delle decorazioni interne parietali, sopravvissute in pochi lacerti al piano terra. Il battistero di Cremona è un’opera estetica ispirata al mattone e alle bordature bianche. Sono le tipiche architetture claustrali di ascendenza cistercense. Però nel corso del XVI-XIX secolo vi sono state opere decorative di un certo impegno, sopratutto nelle nicchie degli altari, rimosse probabilmente alla fine del XIX secolo. Compito degli studiosi è quello di capire dove fossero e cosa fossero questi apparati parietali».
Per meglio apprendere il ruolo del battistero nell’urbanistica medioevale della piazza, il gruppo ha iniziato la ricostruzione virtuale di tutta l’area. Quindi sono stati aggiunti, il palazzo comunale, la loggia dei Militi e la dogana, che oggi non c’è più.
«I cremonesi del XII-XIII secolo - è ancora Garioni a parlare - costruirono la piazza come simbolo cittadino del potere temporale e spirituale della comunità cremonese. Il tutto completato dal palazzo comunale, un vero e proprio castello sulla cosiddetta Rupere - il punto più alto della città -, ingrandito di volta in volta, e cinto da possenti mura e merlature. Probabilmente sul lato nord era circondato anche da una fossa a cielo aperto, l’attuale Marchionis, e dava quindi un messaggio diretto: la forza comunale risiedeva nella sua Militia ovvero nel suo esercito. Accanto al palazzo comunale di ergeva la loggia dei Militi, ricostruita nelle sue sembianze cinquecentesche, con la famosa Scala dei Lupi, e gli edifici annessi».
IL RUOLO STRATEGICO DELLA DOGANA: UN LUOGO DI CONTROLLO E POTERE
Un ruolo importante era svolto dalla dogana, luogo deputato al saldo dei dazi e delle tasse. Collocata sul lato sud del battistero, in posizione dominante sul mercato del pesce di competenza vescovile e nei pressi della loggia dei militi. Era un luogo densamente edificato dove gli spazi angusti delle vie erano concepiti per osservare e controllare.
La vita della città medioevale si svolgeva tutta intorno al duomo. Lì c’erano i mercati, i venditori di erbe, grano, pesci e altri animali. Lì c’erano i notai, che lavoravano sotto il portico di palazzo comunale. Lì c’era il potere della Chiesa, lì c’era il potere laico. La dogana era un edificio di impronta rinascimentale, monumentale demolito nel XVIII secolo per avere una spazio maggiore dietro al battistero.
IL RUOLO STRATEGICO DELLA DOGANA: UN LUOGO DI CONTROLLO E POTERE
«La ricostruzione tridimensionale permette allo studioso una riflessione che aiuta a capire, non solo l’estetica dell’edificio ma anche la sua statica. Appare simile a un progetto ex novo che porta lo studioso verso una conoscenza approfondita. D’altro canto, il poter ricostruire architetture scomparse permette quel viaggio nel tempo che molti vorrebbero effettuare».
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