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Il progetto Next entra nella Fondazione Barba Varley

Ascagni: «Ne siamo onorati ma anche spaventati»

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

04 Gennaio 2024 - 15:12

 Il progetto Next  entra nella Fondazione Barba

Paolo Ascagni e Eugenio Barba

CREMONA - «Siamo onorati e spaventati dall’onore che la Fondazione Barba Varley ci ha fatto, accogliendoci come sede itinerante, ovvero come una delle realtà italiane con cui intessere rapporti di collaborazione e progettualità dedicate al teatro come strumento antropologico e artistico», afferma Paolo Ascagni, socio fondatore di Quem, compagnia che gestisce e anima il Centro Culturale Next, dal 2018 presso palazzo Schinchinelli Martini in via Cadolini.

La fondazione Barba Varley nasce per volontà di Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret, per mantenere viva la tradizione del suo magistero teatrale e di quell’antropologia della scena che ha reso il maestro del Terzo Teatro un punto di riferimento per generazioni di artisti.

La fondazione, nata dalla volontà dello stesso Barba e dell’attrice londinese Julia Varley, ha come finalità diffondere e promuovere il magistero dell’Odin Teatret, fare dell’antropologia teatrale uno strumento creativo e di azione nei territori, cogliendo le istanze che arrivano da ogni angolo del mondo, dove appunto hanno sede le associazioni affiliate definite: sedi itineranti.

«Tra le forme di collaborazione attivate dalla Fondazione - spiega Ascagni - spicca l’istituzione delle cosiddette Sedi Itineranti. Ad oggi ne esistono quindici, tra Argentina, Colombia, Cuba, Spagna, Germania, Grecia e Italia». Ad esse, dunque, «è stato aggregato ufficialmente anche il nostro Centro Next - aggiungono i direttori artistici Francesca Rizzi e Danio Belloni - ed è veramente un grande onore fare parte di un circuito culturale che ha letteralmente segnato una tappa fondamentale nella storia del teatro».

La Fondazione Barba Varley si muove con una consapevolezza forte, testimoniata nella lettera di intenti che ne definisce le finalità: «Esiste nel teatro una tradizione dell’impossibile. La conferma ne è la vita di Eleonora Duse, Sarah Bernhardt, Isadora Duncan, María Guerrero, Antonin Artaud e Bertolt Brecht, artisti seppero immaginare e a volte realizzare un teatro considerato impossibile dai loro contemporanei. Oggi ci appaiono come pionieri che trascesero l’orizzonte del teatro, dando un’altra dimensione alla nostra professione sorta come intrattenimento. È in questa tradizione dell’impossibile che la nostra Fondazione affonda le sue radici. È una tradizione che va al di là di un Primo Teatro centrato sul testo e di un Secondo Teatro dedicato alla sperimentazione. Riaffiora nella variegata cultura dei gruppi del Terzo Teatro e di tanti altri teatri che agiscono nelle periferie geografiche, sociali e artistiche».

Ricerca, pedagogia, teatro inteso come strumento di relazione e creazione artistica sono le coordinate di un’azione che va oltre lo spettacolo e che il Centro Culturale Next si ripromette di sviluppare in una serie di iniziative da condividere con la Fondazione, in attesa di futuri sviluppi e di progettualità ancora da costruire dalla prossima settimana il centro riprenderà i suoi due laboratori annuali (teatro e teatro-danza) e le fasi preparatorie dei nuovi spettacoli.

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