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ALL'AUDITORIUM ARVEDI. L'INTERVISTA

Lei russa, lui ucraino: «Dai nostri violini musica per la pace»

Ksenia Milas e Oleksandr Semchuk, coppia nella vita e nell'arte, in concerto a Cremona: «Non potevamo restare indifferenti»

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

13 Settembre 2023 - 11:37

Lei russa, lui ucraino: «Dai nostri violini  musica per la pace»

Il violinista ucraino Oleksandr Semchuk e la violinista russa Ksenia Milas

CREMONA - «L’idea ci è venuta il 25 febbraio, il giorno dopo una chiamata dall’Ucraina, con la quale mia sorella mi diceva che era stato bombardato l’aeroporto della mia città natale. Il primo ad aderire alla nostra proposta è stato il direttore dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, Giancarlo De Lorenzo. Poi si sono aggiunte altre realtà e orchestre, come l’Orchestra Sinfonica Siciliana, e I Filarmonici di Roma, con cui suoneremo a Cremona».

È nato da una ferita che continua a sanguinare il progetto del Concerto per la pace che la violinista russa Ksenia Milas e il violinista ucraino Oleksandr Semchuk, coppia nella vita e nell’arte, eseguiranno domani sera (ore 21) all’Auditorium Arvedi del Museo del Violino nelle celebrazioni dei dieci anni dalla sua inaugurazione.

Milas e Semchuk eseguiranno in prima assoluta la ‘Fantasia Concertante’ composta da Stefano Delle Donne e da lui dedicata proprio ai due artist. L’amore che li lega rappresenta un modello di pace e di libertà da mostrare a tutto il mondo.

Come state affrontando, giorno dopo giorno, questa situazione?
«Con grande tensione, ma per fortuna quanto sta accadendo ha spinto molte persone a condividere i nostri valori di pace — spiegano —. Sul palcoscenico insieme a me e mia moglie sono saliti musicisti italiani, bielorussi e venezuelani, perché la musica non è soltanto il ritmo dei quarti, degli ottavi e dei sedicesimi, ma è anche un insieme di valori».

La musica unisce, la storia può dividere. Riuscite, in questa stagione tragica, a conservare la fiducia nella possibilità di fratellanza tra i popoli?
«Questo momento buio lascerà ferite enormi — dice lui — . Non potrebbe essere altrimenti, quando tanti innocenti subiscono violenze atroci, e un paese la distruzione totale. Anche solo pensare a una riconciliazione, appare ora impossibile. Quello che oggi possiamo fare, è moltiplicare l’aiuto al popolo ucraino, per confermarlo nella certezza che non è solo e nella speranza in un domani migliore. Dobbiamo mostrare che il mondo si mobilita per garantire sicurezza, protezione, conforto. Esempio che incoraggerà tutti i popoli che soffrono violenza. Il vertice dà solamente l’ordine, dopo è una scelta personale di ognuno, e la responsabilità quindi è collettiva per ciò che accade. L’amnistia deve essere individuale. Non importa se nella religione o nello sport, nell’arte o nella giurisprudenza, dobbiamo avere gli stessi valori umani; avere il coraggio di chiamare le cose con i loro nomi: mettere il segno dell’equazione fra le due parti - solamente perché soffrono - e parlare di pace senza il processo dovuto e, soprattutto, senza pentimento del aggressore, è la manifestazione di grande irresponsabile ingenuità al limite della stupidità, o irresponsabile astuzia politica che rasenta il crimine. Sono convinto, in un lontano futuro migliore noi ricostruiremo i rapporti con il popolo di Tzvetaeva e Shchostakovich, e saremo noi artisti i primi a farlo, ma per ora la strada è lunga e oscura… E spero che non sarà solamente il Dio ad accompagnare noi ucraini nel cammino».

Vi siete sposati nel luglio del 2009, come hanno reagito le vostre famiglie?
«Provengo da una famiglia gravemente repressa nei tempi di stalinismo, quindi era ovvio che le mie sorelle maggiori, non conoscendo Ksenia, all’inizio fossero contrarie al matrimonio — racconta Oleksandr —. È stata una mia decisione piuttosto forzata: lì per lì mi è stato detto o lei o noi. Sono veramente felice che grazie alla saggezza di mio padre, che ha ‘benedetto’ la mia scelta, con il passare dei anni, siamo riusciti a costruire un bellissimo e profondo rapporto fondato sulla fiducia e condivisione degli ideali e valori».

La situazione attuale si riflette nel modo di suonare o di pensare le scalette dei concerti?
«Le sfide e le situazioni difficili, come quelle che stiamo vivendo, non possono fare a meno di lasciare un’impronta profonda sulla nostra sensibilità artistica - esordisce Ksenia —. La musica è un linguaggio universale che ci consente di esprimere emozioni e pensieri in modi unici, e pertanto, anche se il nostro modo di suonare potrebbe non aver subito cambiamenti sostanziali, la nostra interpretazione e il nostro messaggio sono influenzati da ciò che accade intorno a noi. In questo senso, la musica diventa anche un mezzo per riflettere e rispondere alle sfide del nostro tempo.

«Non credo che io e mia moglie siamo necessariamente un simbolo di pace, o di pace a qualsiasi costo — aggiunge Oleksandr — piuttosto possiamo essere visti come un simbolo della volontà di dialogo e di ricerca di un ideale comune. Come dice Ksenia, la vera arte è innanzitutto un’arte dell’ascolto, e l’ascolto può essere un ponte che consente a persone diverse di incontrarsi, anche quando non condividono tutto. Ascolto e dialogo costruiscono un mondo armonioso».

Che valore aggiunto ha il Concerto per la pace di domani sera all’Auditorium Arvedi?
«Ogni concerto può svolgere molteplici ruoli: offrire piacere estetico e, ancor più importante, portare l’attenzione su una situazione che va oltre il rischio della neutralità, un silenzioso consenso al massacro di innocenti, e può anche favorire la raccolta di aiuti. La situazione straordinaria di oggi richiede azioni straordinarie, e non è una mera retorica; il pubblico lo capisce e risponde», commenta Oleksandr. «È importante credere appassionatamente in ciò che facciamo e dare il massimo senza aspettarci necessariamente risultati tangibili — aggiunge Ksenia —. La bellezza della musica è che può toccare le persone in profondità e portare un messaggio di speranza e unità. Non abbassare le mani di fronte alle sfide è fondamentale. Anche il più piccolo gesto di solidarietà può fare la differenza. Anche un semplice atto di gentilezza o una parola di conforto possono avere un impatto significativo nella vita di qualcuno».

Strutturata in un movimento unico, Fantasia Concertante, la composizione che i due violinisti eseguiranno domani sera, è divisa in tre parti.

La prima, di carattere virtuosistico, mette in risalto l’abilità tecnica ed espressiva dei solisti che dialogano con l’orchestra in un clima austero ma libero, pregno di sfumature.

La seconda ricca di colori e di contrasti, è un omaggio al loro amore: i due solisti dichiarano apertamente i loro sentimenti in una danza intima e coinvolgente.

La terza ed ultima parte è dedicata all’Italia, una tarantella incalzante che enfatizza il dialogo fra solisti ed orchestra: la sofferenza e il dolore è impresso in ogni nota, ma il fine è unicamente quello della pace; due pezzi così diversi nella forma, due paesi distinti e contrastanti, un’unica opera.

«Ci auguriamo che questo concerto possa essere un’occasione straordinaria per condividere con il pubblico di Cremona la bellezza della musica e la nostra passione — affermano Milas e Semchuk —. Speriamo inoltre che possa contribuire a promuovere il messaggio di pace e unità espresso dall’opera di Stefano Delle Donne, e che possa sensibilizzare il pubblico su questioni importanti che vanno oltre la musica. La musica ha il potere di toccare le corde più profonde dell’animo umano e di aprire una finestra sulla comprensione reciproca e sulla solidarietà. Ci aspettiamo di vivere un’esperienza indimenticabile sul palco dell’Auditorium Arvedi insieme ai Filarmonici di Roma e di creare un momento di bellezza e armonia che rimanga davvero nei cuori di tutti».

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