L'ANALISI
21 Agosto 2023 - 10:44
Andrea Fedeli
PIZZIGHETTONE - «Sono trascorsi 16 anni dal mio primo incontro con Beppe e Filippo Tenti. Un lasso di tempo che a guardarlo a posteriori mi sembra enorme. Ho perso il conto delle musiche che in questi anni ho composto per Overland; sicuramente sono più di mille per 12 edizioni le cui colonne sonore portano la mia firma. In corso d’opera sono sempre molto concentrato, e solo quando ho un momento per ‘posare le armi’ e guardarmi indietro, capisco che sto vivendo un grande privilegio».
Andrea Fedeli da Pizzighettone (e nel borgo ha allestito il suo studio di registrazione) è uno dei compositori più apprezzati nel panorama musicale italiano. Dal 2007 firma le colonne sonore di Overland, la trasmissione di Rai1 che è insieme diario di viaggio televisivo e un’ istantanea del pianeta e della sua cultura. Proprio la missione dell’edizione 2023, in onda ogni mercoledì fino al 6 settembre, è stata tra le più ardue da realizzare: stravolgere i preconcetti, radicati nella visione occidentale, su paesi ‘famosi’ solo per gli avvenimenti negativi che attanagliano la loro storia: Iraq, Somalia, Uganda, Borneo Malese. Missione compiuta nel puro stile di Overland, viaggiando il quelle terre, mostrando il loro vero volto e dando voce alla loro gente anche grazie alla musica che ho l’onore di comporre..
Come nascono le musiche che accompagnano le avventure di Overland?
«Mi piace dire che la mia musica nasce da tutto ciò che musica non è. Gli input possono arrivare da un libro, da una passeggiata, da una chiacchierata con gli amici. Del resto Overland offre sempre spunti nuovi e ricchi di atmosfera. Nel giro di pochi minuti si passa dall’etnia all’epicità, da un momento giocoso al drammaticità. Il continuo cambio di latitudine, imposto da ogni nuova edizione, genera stimolanti miscellanee di generi e strumenti. La musica deve essere al servizio di tutto ciò. Comporre musica per documentari di viaggio offre un vantaggio innegabile: consente di percorrere grandi distanze senza mai lasciare il mio studio di registrazione.
La puntata dura all’incirca 50 minuti, quanti minuti di musica servono per un esito ottimale?
«Circa 8 ore. Non conosco le immagini che dovrò accompagnare con le note, la produzione mi fornisce soltanto un canovaccio ‘geografico’ e di ambientazioni. Il resto tocca a me. Due sono i punti fermi: una tempistica rigidissima e l’impiego di strumenti etnici. I ritmi più veloci accompagnano sequenze on the road, l’orchestra sottolinea i momenti ‘filmici’, la new age si mescola alla techno. Tutto poi passa nelle mani del montatore, che chiude il cerchio.
Quest’anno la sigla ha rappresentato una bella novità.
«È vero, con l’ausilio di un gruppo di valenti musicisti ho ‘svecchiato’ il sound di Land Mission, la sigla composta anni fa e utilizzata in apertura di programma donandole un tocco nuovo e ancor più accattivante. Ringrazio per questo gli amici dell’Elfo Studio».
Beppe e Filippo Tenti sono da 16 anni i suoi compagni di viaggio
«Beppe è una delle persone più autentiche che conosca, è grazie a lui se ho iniziato la collaborazione con Overland. Filippo, il capospedizione, è un pragmatico, ci confrontiamo spesso sulla veste musicale che ho in mente per le future edizioni. Ha molto orecchio. Ricordo quando gli feci ascoltare il mio brano ‘Uomini nella leggenda’, se ne innamorò. Anche il pubblico gli ha dato ragione, oggi quel brano apre ciascuna puntata».
Altre soddisfazioni, oltre Overland?
«Ho avuto il grande piacere di vedere quattro mio composizioni nel programma dell’Orchestra sinfonica Ars Cantus composta da più di cento orchestrali, e leggere il mio nome in scaletta tra quello di Rossini e John Williams... Ho avuto anche la fortuna di conoscere un mio mito, il maestro Vince Tempera. Una meraviglia sentirlo raccontare di Ufo Robot e Francesco Guccini, faccio tesoro di ogni sua parola».
L’emozione più grande?
«Il messaggio di una mia follower su Instagram. Scriveva dall’Azerbaigian e diceva così: la tua musica mi aiuta a sopportare i difficili momenti a cui la guerra ci costringe ogni giorno. Te ne sono profondamente grata».
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