L'ANALISI
07 Dicembre 2022 - 10:43
CREMONA - Una vita dedicata alla musica. Dal Premio Paganini vinto a 18 anni all’Accademia Stauffer, Salvatore Accardo, oltre a essere diventato un punto di riferimento imprescindibile non solo per i violinisti, ma per i musicisti di tutto il mondo, è anche cittadino illustre (prima onorario e, da poco, anche effettivo) di Cremona.
Oggi alle 17,30, nella Sala Fiorini del Museo del Violino, Cremonabooks e Fonè Records presentano il cofanetto «Buon Compleanno Maestro!», realizzato per festeggiare gli ottant’anni del grande violinista. L’intervista ha luogo a Palazzo Stauffer.
Il maestro sta ancora dando lezione in Sala Guarneri a una giovanissima studentessa straniera. Non interrompiamo, la ragazza suona. Il maestro ascolta in religioso silenzio. Parla solo alla fine, a lungo. Lei ascolta. Ci fanno entrare. Maestro e allieva si salutano con un abbraccio e gli auguri per le feste. Iniziamo l’intervista.
Maestro, come si struttura una lezione di Salvatore Accardo?
«Soprattutto a ragazzi con una solida base professionistica, insegno sempre allo stesso modo: li faccio suonare. Solo dopo do qualche indicazione che mi sembra rilevante. Poi si riprende, e ogni volta che sento qualcosa da correggere, li fermo. Ma è molto importante prima di tutto vedere come si approcciano a un brano che devono suonare».
Ci sono altri studenti in sala a seguire la lezione.
«Lascio sempre assistere gli altri studenti. Anche perché a volte i brani che i ragazzi devono suonare sono gli stessi, e allora le indicazioni possono essere utili a più di uno studente alla volta».
Ha molti studenti stranieri?
«Quest’anno ho ragazzi anche molto giovani e moltissimi stranieri. La qualità dei miei studenti di quest’anno è altissima. Sono molto contento».
A proposito di alta qualità, non si possono citare alcuni suoi allievi illustri (quattro vincitori del Premio Paganini, ad esempio), tra cui Massimo Quarta e Giuseppe Gibboni.
«Non solo nella mia classe, ma anche nelle altre hanno vinto diversi premi. Allo Stauffer Center for Strings siamo solo da due anni, ma insegno ormai da trent’anni. Abbiamo avuto vari premi Paganini e altri premi internazionali».
Una vita come la sua – che potrebbe essere la vita di alcuni di questi studenti – dedicata in gran parte, se non del tutto, alla musica, è una vita ben spesa?
«Quando hai a che fare con la musica, assolutamente sì. Non solo è una vita ben spesa: la musica ti dà tanto. Ricchezza interiore, energia ed emozione. E una vita senza emozione non è vita. Inoltre, la musica è anche terapeutica: tante malattie, come alcune malattie nervose, possono essere curate con la musica. Anche piante e animali prosperano con la musica. Quando qualcuno di noi in casa suona, il cane e il gatto che abbiamo a casa vengono ad ascoltarci».
Ha voluto passare il suo ottantesimo compleanno, l’anno scorso, con un concerto memorabile a Cremona, insieme all’Orchestra da Camera Italiana.
«L’OCI è nata qui oltre vent’anni fa come continuazione dei nostri corsi. Nessuna orchestra al mondo è formata da allievi degli stessi insegnanti. Tutti i membri dell’orchestra sono stati allievi miei, o di Bruno Giuranna, di Rocco Filippini o di Franco Petracchi. E te ne accorgi ascoltandoli perché hanno tutti lo stesso metodo dei loro maestri. La prima volta che feci una prova con questa orchestra, infatti, rimasi sbalordito dal suono».
Una grande esperienza internazionale. Eppure è tornato qua, a Cremona. Perché?
«Perché è la mia seconda città. Sono molto legato ad alcuni cremonesi, soprattutto ad Andrea Mosconi, che è stato l’artefice di tutto questo. Fu lui che venne a parlarmi a Siena per propormi di tenere dei corsi a Cremona. Una persona unica. E onesta».
Quando è stata la prima volta che ha suonato a Cremona?
«Avevo appena vinto il premio Paganini, nel 1958. Qualche mese dopo suonai qui. E la prima persona che conobbi fu Andrea Mosconi».
Parliamo di questo cofanetto. Cosa troveremo al suo interno?
«Una serie di incisioni fatte dal 1988 al 2020 con Giulio Cesare Ricci e la Fonè Records. Incominciammo la nostra collaborazione (e amicizia musicale) proprio qui a Cremona. Il nostro primo disco fu I violini di Cremona. Il disco con tutti gli strumenti del Comune: ogni pezzo venne suonato con un violino diverso. Faremo ascoltare alcuni di questi brani durante la presentazione. E devo dire che dal punto di vista della registrazione e della fedeltà sonora, il lavoro di Ricci è unico: si può sentire chiaramente la differenza degli strumenti registrati. E la qualità è molto alta».
Al di là del contenuto qualitativo e ‘materiale’ del cofanetto, cosa troveremo di Salvatore Accardo?
«C’è un po’ tutta la mia vita musicale. C’è musica da camera di primissimo livello incisa con alcuni dei miei amici di sempre: Bruno Canino, Rocco Filippini e altri. C’è la terza registrazione della mia vita dei 24 Capricci di Paganini (incisa qui a Cremona con il mio Stradivari e con il Cremonese: 12 capricci con uno e 12 con l'altro). Ci sono alcuni brani per due violini eseguiti con mia moglie, Laura Gorna. E molto altro».
Concerti futuri a Cremona?
«Vediamo, io ho una certa età! – ride – Ma sicuramente ci sarà qualcosa».
Oggi interverranno, con Accardo, anche Laura Gorna, Laura Manzini, Stefania Redaelli e Maria Grazia Bellocchio, quattro artiste che hanno accompagnato il maestro in questo lungo percorso discografico. Il Box Set contiene 40 SuperAudioCD Fonè Records: 5 album inediti, 18 album già usciti e 14 album mai usciti nella versione SACD. Si tratta delle più belle interpretazioni realizzate dal Salvatore Accardo e incise da Giulio Cesare Ricci/fonè records a partire dal 1988 fino al 2020.
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