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NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Fondi del Decreto Rilancio Covid-19 incassati illegalmente, assolto Paolo Martini

Era accusato, in concorso con Valentino Gisana, siciliano residente a Crema, lui condannato, di aver fatto da prestanome della Cuochi &Fuochi srl. Dimostrata la sua estraneità ai fatti

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

12 Dicembre 2025 - 10:30

 I buoni pasto solamente ai magistrati

Il tribunale di Cremona

CREMA - Nell’ambito della maxi indagine della Tenenza di Finanza di Crema sui reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, il Tribunale ha assolto il milanese Paolo Martini. Era accusato, in concorso con Valentino Gisana, siciliano residente a Crema, lui condannato, di aver fatto da prestanome della Cuochi &Fuochi srl e di «aver indebitamente acquisito il contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio Covid-19».

«Martini - ha spiegato l’avvocato difensore Giorgio Lazar – non era un prestanome. Almeno fino ad un certo punto, ha tentato di fare l’amministratore. Ha trovato l’opposizione dell’ex moglie di Gisana. Il mio assistito aveva costituito la società, rimettendoci dei soldi che non vedrà mai più. Quale prestanome ci smena dei soldi? Come amministratore aveva diritto a ricevere il finanziamento. Il finanziamento gli è stato poi rifiutato. I soldi sono arrivati quando l’amministratore era un altro. Il capo di imputazione parla di conseguimento del contributo. Il mio assistito ha chiesto. Una cosa è chiedere, un’altra è avere».

Nell’ambito del procedimento, è stato assolto anche Biagio Gravante, residente a Spino d’Adda, difeso dall’avvocato Franco Antonioli. Per l’accusa, nel 2017 «Gisana, in qualità di amministratore di fatto, in concorso con Gravante, in qualità di amministratore di diritto della Mezzo Food srl con sede a Crema, al fine di evadere le imposte dirette – è scritto nel capo di imputazione -, indicavano nella dichiarazione relativa all’anno 2016, elementi passivi non documentati per 1 milione e 180.712 euro, evadendo un’Ires superiore a 150 mila euro e, segnatamente, pari a 324.695,80 euro e quindi superiori al 10% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicato in dichiarazione». Gravante ha dimostrato la sua estraneità.

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