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PIEVE D'OLMI

Consiglio comunale, la minoranza lascia l'aula: «Sindaco e giunta non meritevoli di fiducia»

Nota del gruppo: «Votare a favore di una delibera consiliare implica rendersi corresponsabili delle scelte amministrative operate nei confronti dei cittadini e di terzi in caso di causa per danno». Il primo cittadino: «Ci sono interrogativi legittimi sulla tempistica degli attacchi»

Antonella Bodini

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redazione@laprovinciacr.it

01 Dicembre 2025 - 11:24

Consiglio comunale sospeso: abbandono in massa

PIEVE D'OLMI - Non si placano gli strascichi polemici dell’ultimo consiglio comunale di Pieve d’Olmi dopo che due consiglieri di maggioranza, Somenzi e Arini, oltre che i tre di minoranza, Zabert, Viola e Caggioni, hanno lasciato l’aula a seduta appena iniziata. Il Gruppo Consiliare di minoranza "Pieve nel Cuore di Tutti" attraverso una nota ha voluto puntualizzare diversi concetti, soprattutto in risposta a quanto dichiarato dal primo cittadino Stefano Guastalla subito dopo il consiglio di venerdì.

«I consiglieri di minoranza hanno agito nel pieno rispetto delle istituzioni e delle norme vigenti. La nostra uscita dall'aula prima della votazione è stata motivata e ha seguito quanto regolamentato dagli articoli del Regolamento degli Organi Collegiali di questo Ente. Ricordiamo che non è compito della minoranza garantire il numero legale né fornire una maggioranza all'Amministrazione in Consiglio. Questo onere spetta unicamente al Sindaco e ai Consiglieri che lo sostengono, la cui coesione si fonda sul rispetto reciproco e sulla fiducia. Votare a favore di una delibera consiliare implica rendersi corresponsabili delle scelte amministrative operate nei confronti dei cittadini e di terzi in caso di causa per danno».

Quanto alla mancanza di fiducia politica e amministrativa, la minoranza ribadisce che «sindaco e giunta non siano all’altezza di meritare tale fiducia, viste le ormai numerose occasioni in cui hanno dimostrato una scarsa e insufficiente conoscenza degli atti e dei processi amministrativi. Siamo stati presenti all'adunanza consiliare per dovere e rispetto degli elettori che ci hanno accordato la loro preferenza nel 2024. La nostra uscita dall’aula, è stato un atto politico dimostrativo ma ha anche inteso evidenziare in modo inequivocabile la mancanza di una maggioranza netta in Consiglio Comunale e il sostanziale fallimento di questa Amministrazione».

E proprio su questo aspetto la minoranza rincara ancora la dose. «In 18 mesi di mandato, l'amministrazione ha concluso poco o nulla di significativo: i progetti e gli altri interventi sono stati sospesi o riprogettati con conseguente aumento dei costi per la collettività. Ritenendo che tale comportamento abbia causato un danno economico diretto al Comune, come Gruppo Consiliare abbiamo già inoltrato quattro distinte segnalazioni per danno erariale alla Corte dei Conti».

Infine un accenno al consenso popolare. «Il sindaco fa riferimento alla volontà popolare: è vero, ha vinto nel 2024 con un margine di 55 voti. Tuttavia, siamo convinti che quel consenso popolare oggi sia venuto meno. Questo, è chiaro, non basta a far cadere un Sindaco, che rimane in carica finché mantiene la fiducia dei propri Consiglieri di Maggioranza. Sono proprio quest’ultimi, però, che ora dovrebbero tenere in debita considerazione il pensiero dei propri elettori e il mandato ricevuto, per decidere se mantenere o ritirare una fiducia che non è un atto dovuto, ma un elemento da riconquistare giorno dopo giorno, basato sulla competenza e sui risultati».

Più che rispondere alle osservazioni della minoranza, il sindaco Stefano Guastalla, che già aveva espresso il proprio punto di vista subito dopo la fine del consiglio comunale, si rivolge ai cittadini per condividere alcuni elementi «utili a comprendere il particolare momento politico che il nostro Comune sta attraversando». Un momento certamente delicato, ma che il primo cittadino vuole cercare di risolvere per il bene del paese.

«Come in ogni percorso amministrativo vivo, non sono mancati momenti di confronto anche all’interno della maggioranza e per questo desidero rivolgere un appello sincero ai due consiglieri che, in questo periodo, stanno portando avanti un dialogo con la minoranza.
Il confronto politico è un valore e non va mai temuto: può diventare occasione di crescita e riflessione, purché si mantenga chiara la cornice che ci guida».

Tuttavia «è doveroso ricordare che i cittadini di Pieve d’Olmi si sono espressi in modo inequivocabile, affidandoci il compito di avviare un nuovo corso amministrativo, diverso nelle scelte e nello spirito rispetto al passato.
Il mio invito cordiale ma fermo è quello di mantenere unità, responsabilità e coerenza, ponendo al centro non i rapporti personali o le convenienze politiche, ma il mandato di rinnovamento che la comunità ci ha affidato».

Poi uno sfogo personale. «Devo segnalare che nelle ultime settimane il sottoscritto è stato oggetto di dichiarazioni e critiche da parte della minoranza che mirano a mettere in dubbio la mia efficienza e la mia capacità di governo dell’attuale amministrazione.
Tali affermazioni e l’abbandono dell’aula consiliare da parte della minoranza rischiano di distogliere l’attenzione dal quadro amministrativo reale in cui ci troviamo a operare».

«Quando ci siamo insediati abbiamo ereditato un Comune con diverse criticità e il lavoro che stiamo svolgendo da 18 mesi è complesso e silenzioso, ma indispensabile per restituire efficienza alla macchina comunale. È importante chiarire che le recenti contestazioni pubbliche non nascono da un improvviso problema amministrativo: giungono proprio nel momento in cui l’amministrazione ha avviato una serie di verifiche e richieste di chiarimento su alcune situazioni gestionali rimaste irrisolte negli anni precedenti.
Una tempistica che pone interrogativi legittimi e che potrebbe essere letta come un tentativo di spostare il dibattito pubblico lontano dalle questioni su cui stiamo facendo chiarezza».

In particolare Guastalla fa riferimento ad una vicenda che riguarderebbe proprio l’ex sindaco. «Circa dieci anni fa un terreno di proprietà dell’azienda agricola Zabert è stato ceduto al Comune ed è entrato a far parte del patrimonio pubblico.
Dalle verifiche amministrative e dai rilievi effettuati però è emerso che tale terreno, in questi dieci anni, sia stato continuamente coltivato dall’azienda dell’ex sindaco.
Senza, però, atti di autorizzazioni, concessioni o contratti dell’ente che ne disciplinassero l’utilizzo in tale periodo. Per questo motivo si è ritenuto necessario avviare le opportune richieste di chiarimento, anche attraverso una comunicazione formale da parte del legale del Comune. Nelle settimane successive abbiamo assistito a un aumento di dichiarazioni e critiche veementi indirizzate al sottoscritto da parte della minoranza.
Si tratta di una coincidenza che solleva interrogativi legittimi sulla tempistica degli attacchi. Io continuerò però a concentrarmi sui fatti, sulle verifiche necessarie e sul rispetto dei doveri istituzionali, nell’interesse esclusivo della nostra comunità».

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