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CREMA. DECORO URBANO

Abiti usati, i cassonetti mai più come discariche

Il Comune incarica Aprica di gestione e pulizia dopo gli abbandoni indiscriminati

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

27 Novembre 2025 - 16:29

Abiti usati, i cassonetti mai più come discariche

CREMA - Il primo obiettivo è mettere fine al costante degrado registrato nelle zone dove vengono ospitati i 32 cassonetti per la raccolta di abiti usati, che si trovano in città. Piazzole troppo spesso trasformati in discariche a cielo aperto, dove si accumulano rifiuti di ogni genere, oltre ai capi di abbigliamento che vengono lasciati anche a terra, quando i contenitori sono pieni. La inciviltà è la causa principale, ma negli ultimi anni c'è anche un problema legato alla raccolta del materiale, non più redditizia come un tempo.

A ruota, c'è la volontà di garantire un corretto smaltimento e, dove possibile, un riuso dei vestiti, per evitare che finiscano tutti indiscriminatamente in discarica, andando a ingrossare la quantità del materiale non riciclabile. Una scelta etica, insomma. Con queste due finalità, il Comune prepara la rivoluzione nel settore della raccolta degli abiti usati, che i cremaschi da decenni depositano negli appositi cassoni gialli che fanno capo alla Caritas diocesana.

Si tratta di una quantità enorme di vestiti. Mediamente si superano le 80 tonnellate ogni anno, con picchi sino a 100. E anche nel 2025, i numeri dovrebbero essere in linea. Si profila un cambiamento epocale dal primo gennaio, anche in ossequio alle nuove normative nazionali.

Innanzitutto del ritiro si occuperà Aprica, la società che già ha in gestione la raccolta porta a porta dei rifiuti e il centro di conferimento di via Colombo. Gli stessi operatori avranno anche il compito di tenere pulite e in ordine le varie piazzole, proprio per garantire un decoro urbano che, a oggi, lascia a desiderare. Già lo stanno facendo in queste ultime settimane, su indicazione del Comune.

La Caritas continuerà comunque a beneficiare degli abiti usati in buono stato, insieme ad altre realtà sociali come Humana. A queste, infatti, verrà destinato il materiale idoneo al riuso, in modo che possa poi essere consegnato ai bisognosi. 

bordo

«Con il primo gennaio la nuova normativa per la gestione dei vestiti usati li considera a tutti gli effetti rifiuto — chiarisce l’assessore all’Ambiente Franco Bordo — di conseguenza devono essere tracciati come tutti gli altri scarti. Poi, se possibile, vanno riciclati, destinati ai centri per il riuso o gestiti come indifferenziato. Ci siamo dunque affidati ad Aprica, che continuerà a far riferimento a realtà sociali come Caritas e Humana, che potranno trattenere una parte dei vestiti per le loro finalità».

Il costo per il Comune di tutta l’operazione potrebbe superare i 10mila euro annui. Ogni tonnellata di vestiti raccolti da inviare al centro per il riuso e lo smaltimento, infatti, costa 120 euro.

«Il problema è che il mercato degli abiti usati è saturo da anni — conclude Bordo —: un tempo le associazioni e gli enti caritatevoli che promuovevano questa raccolta, affidandosi a operatori specializzati per lo svuotamento dei cassonetti, ne traevano un guadagno. Adesso avviene il contrario. Bisogna pagare. Abbiamo deciso di affrontare questo impegno per questioni di decoro urbano ed etiche».

In corso di valutazione anche il taglio del numero dei cassonetti. «Per la popolazione di Crema 32 contenitori sono troppi — conclude Bordo —: la media per abitante a livello nazionale è di uno ogni 1.500 residenti. Potremmo dunque togliere una decina».

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