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CREMA

Pazienti palpeggiate, tre anni al medico

In Corte d’appello il caso del professionista accusato da 5 pazienti delle visite per il lavoro

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

19 Novembre 2025 - 15:39

Pazienti palpeggiate, tre anni al medico

(foto d'archivio)

CREMA - La Corte d’appello di Brescia ha ridotto la condanna del medico del lavoro a 3 anni di reclusione per violenza sessuale su cinque dipendenti di una cooperativa di pulizie, a gennaio di un anno fa palpeggiate nell’ambulatorio di Crema, durante la visita per ottenere l'idoneità lavorativa.

In primo grado, nel processo con il rito abbreviato, il camice bianco, 65 anni, libanese di origine, casa a Bergamo, era stato condannato a 5 anni e 4 mesi, ma i giudici dell’appello gli hanno riconosciuto le attenuanti generiche, negate in prima battuta. Restano confermati i risarcimenti alle vittime, parti civili con gli avvocati Simona Bracchi, Maria Sangiovanni e Angela Ceriani: 10mila euro a una lavoratrice, 7mila euro a testa a tre di loro, 5mila euro a un’altra. Il camice bianco rimane agli arresti domiciliari: lo è da metà marzo del 2024. La Corte ha sospeso i termini della custodia cautelare.

La Procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza emessa dal gup di Cremona un anno fa. «Giustizia è stata fatta per le vittime di un reato odioso. Siamo soddisfatte, perché il costrutto accusatorio ha retto, perché le vittime sono state ritenute credibili. Hanno raccontato la verità su un fatto increscioso e odioso — ha commentato l’avvocato Bracchi —. Non è passata la tesi difensiva del movente economico e del complotto. La difesa ha sostenuto che le cinque lavoratrici si conoscevano, che una di loro aveva ideato tutto. Individuato il medico, si era messa d’accordo con le altre, concordando la versione», con la finalità di ‘spillargli denaro’. «Falso. La mia assistita lavorava a Cremona, altre due nel Milanese. La difesa aveva chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale affinché venissero controllate le celle e i contatti telefonici tra le lavoratrici. Il Procuratore generale si è opposto, sostenendo non solo che la richiesta era tardiva, ma anche irrilevante. E quand’anche fosse risultato che una conoscesse l’altra, e così non è, quale rilevanza può avere?».

Era la prima volta che «quel medico» visitava le lavoratrici. Ogni visita, «senza guanti protettivi», la iniziava dalla misurazione della pressione per poi sporgere in avanti il bacino e appoggiare i genitali sulle mani delle donne, secondo il pm. «Durante la visita, mi ha fatto abbassare i pantaloni e le mutande fino a metà coscia, mi ha toccato il dorso, le natiche e le gambe», aveva denunciato una. «Mi ha palpeggiato il seno», aveva raccontato un’altra. «Nel mio caso — aveva spiegato un’altra ancora a delle pazienti — mi ha fatto abbassare le mutande e mi ha fatto piegare in avanti. Lui era dietro, mentre visitava mi ha toccato la schiena all’altezza del coccige, si è appoggiato con le sue parti intime per un minuto».

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