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07 Novembre 2025 - 16:22
MONODINE - «Cima!». Con questo semplice messaggio, inviato con Explore, il sistema satellitare che consente di comunicare, tracciare e condividere il proprio cammino da qualsiasi punto della Terra, l’alpinista Filippo Maria Ruffoni ha annunciato questa mattina ai familiari l’arrivo sulla vetta dell’Ama Dablam (6.812 metri), che fa parte della catena dell’Himalaya, in Nepal. Missione compiuta, dunque.
Lo sportivo montodinese era partito dall’Italia il 25 ottobre, per aggregarsi alla spedizione del team guidato da Chhongba Lama Sherpa. La prima tappa dopo l’atterraggio è stata nel villaggio di Namche Bazar, da dove la spedizione è poi proseguita per il campo 1 e quindi per il campo 2. Da lì è stata programmata l’ultima tappa al campo 3, punto dal quale l’altra notte è iniziata la salita.
L’Ama Dablam è una delle cime più iconiche dell’Himalaya orientale. L’ascesa di Ruffoni è avvenuta in stile alpino, lungo la via sud-ovest, tracciato classico ma impegnativo, che presenta passaggi tecnici su roccia, ghiaccio e misto, con tratti esposti lungo creste affilate e campi in quota collocati strategicamente. La montagna dell’Ama Dablam si trova nella regione del Khumbu, a sud-est dell’Everest, ed è nota per il suo profilo piramidale, visibile da gran parte della valle.
Sebbene non raggiunga le quote degli ottomila, è considerata una delle montagne più tecniche dell’intero Himalaya, con difficoltà concentrate soprattutto tra il campo 2 e il campo 3. La zona scelta dal 39enne alpinista si trova lontano da quella in cui, nei giorni scorsi, sono avvenute due tragedie che hanno coinvolto anche alpinisti italiani, causate da tempeste di neve e da una valanga. La notizia aveva causato inizialmente una certa apprensione tra i familiari di Ruffoni, ma nelle ore successive era arrivato un messaggio rassicurante dallo stesso alpinista montodinese.
Affrontare l’Ama Dablam era un sogno che Ruffoni cullava da tempo e per realizzare il quale si è allenato a lungo conquistando altre cime: i 5.650 metri del Pico de Orizaba in Messico, l’Elbrus (5.642) nel Caucaso, il Monte Kenya (5.047), il Kilimangiaro (5.895), il Kazbeg (5.054) in Georgia, i 5.109 metri della cima Margherita in Africa e i 6.476 del Mera Peak. Nei prossimi giorni avverrà il rientro in Italia.
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