Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LE SFIDE DELLA SANITÀ

Caccia a 50 infermieri, e l’Asst lancia il bando

Maxi assunzione: posti a tempo indeterminato negli ospedali di Cremona e Casalmaggiore. L’obiettivo è garantire un turnover rapido ed efficace per rispondere alla ‘fame’ di camici blu

Riccardo Maruti

Email:

rmaruti@laprovinciacr.it

24 Ottobre 2025 - 11:06

Caccia a 50 infermieri, e l’Asst lancia il bando

CREMONA - Tra le corsie dell’ospedale di Cremona, dove i turni si susseguono senza tregua, il rumore dei passi frettolosi racconta una verità che pesa: mancano infermieri. Sessanta, per la precisione. Un numero che, tradotto in realtà quotidiana, significa turni più lunghi, reparti sotto pressione, un ritmo che non concede respiro e la sensazione, sempre più palpabile, che la sola dedizione non basti a tenere in piedi il sistema.


Per questo l’Asst di Cremona, guidata dal direttore generale Ezio Belleri, corre ai ripari e lancia un concorso per cinquanta posti a tempo indeterminato, destinato a colmare una parte consistente del vuoto lasciato dalle dimissioni ancora in attesa di rimpiazzo. L’obiettivo, insomma, è un turnover rapido ed efficace per garantire una boccata d’ossigeno a entrambi i presìdi – quello di Cremona e quello di Casalmaggiore – e per i poli territoriali che, ogni giorno, reggono l’urto della carenza di personale. Le prove saranno scritte e orali, con la possibilità di una preselezione online: segno dei tempi e di un’urgenza che non consente più lentezze.


Dietro le statistiche, però, ci sono volti e storie. Ci sono infermieri che da anni lavorano con carichi doppi, che saltano ferie, che si spostano da un reparto all’altro per coprire le assenze. In molti parlano di «resistenza silenziosa», fatta di notti insonni e di mani che non smettono mai di ‘prendersi cura’. Sono la spina dorsale della sanità pubblica, quella che tiene insieme tutto anche quando le forze sembrano venire meno. Ma rinunce e stanchezza hanno un prezzo. Che si paga in vocazioni che si spengono e in giovani che, sempre più spesso, scelgono altre strade.

Ezio Belleri


LE CIFRE DEL DEFICIT

«Ne mancano sessanta – aveva detto solo un paio di settimane fa l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso durante la sua visita in città – e ai nostri bandi rispondono in pochi». Il nodo è anzitutto economico: «A Lugano gli iscritti alle scuole di formazione sono per metà italiani, che poi scelgono di lavorare in Svizzera guadagnando il triplo». Una frase che riassume il paradosso: formiamo professionisti di eccellenza che poi, una volta qualificati, varcano il confine per cercare condizioni migliori. È una fuga di competenze che colpisce le province più vicine alla Svizzera, ma che ormai attraversa tutta la Lombardia, fino a Cremona.

I numeri confermano l’emergenza. In Lombardia operano attualmente 38.105 infermieri, ma per garantire una copertura adeguata – secondo le ultime proiezioni della Regione – ne servirebbero almeno altri 3.600. Solo nel 2024, oltre 2.500 professionisti hanno rassegnato le dimissioni, spesso per approdare nel privato o all’estero. Una fuga silenziosa, alimentata da stipendi modesti, turni massacranti e scarsa valorizzazione. In corsia, chi resta deve fare di più con meno, mentre le nuove generazioni esitano: la laurea in Infermieristica non attira più come un tempo, le iscrizioni calano progressivamente e il ricambio generazionale si assottiglia.


OPERAZIONE UZBEKISTAN

Per reagire, la Regione guarda lontano. Nelle scorse ore a Milano sono arrivati i primi dieci infermieri uzbeki, parte di un progetto di cooperazione internazionale che entro il 2026 porterà in Lombardia oltre 200 professionisti della Repubblica dell’Uzbekistan. Trascorreranno tre mesi di formazione all’Asst Fatebenefratelli-Sacco, affiancati da tutor clinici e mediatori linguistici. «Un’azione concreta – ha dichiarato il governatore Attilio Fontana — per rispondere alla carenza di personale sanitario nella nostra regione e al tempo stesso valorizzare le esperienze di crescita dei Paesi partner. Tutto ciò, mentre continuiamo comunque anche a lavorare affinché si possano incrementare gli stipendi per queste professionalità nell’obiettivo di riuscire a rendere attrattivo per chiunque lavorare all’interno del nostro sistema sanitario».

Durante il periodo di formazione, che li vedrà impegnati in diversi reparti ospedalieri, tra cui Pronto soccorso, Terapia intensiva, Cardiologia, Nefrologia, Oncologia ed Area pediatrica, gli infermieri uzbeki parteciperanno anche a corsi di lingua italiana.

PIANO PER L'ITALIA

A livello nazionale, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato un piano straordinario: «Assumeremo 20mila infermieri in più rispetto al turnover naturale. Toccherà poi alle Regioni fare la loro parte». Una promessa che suona come un impegno, ma anche come un banco di prova. Perché senza un adeguato riconoscimento economico e sociale, senza percorsi di carriera e investimenti sulla formazione, il rischio è che i nuovi assunti diventino solo un’onda destinata a rifluire. Nel frattempo, a Cremona, ogni nuovo camice blu sarà accolto a braccia aperte. Perché un infermiere in più non è solo una risorsa: è un pezzo di fiducia restituito a una comunità intera.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400