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«Noi esclusi dal processo, adesso temiamo il fisco»

Sessanta famiglie cremasche senza lavori di efficientamento ma con crediti fiscali riscossi non ammesse come parti civili al procedimento per truffa a Casa Zero alla quale si erano affidati

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

07 Ottobre 2025 - 05:30

«Noi esclusi dal processo, adesso temiamo il fisco»

CREMA - Sei persone rinviate a giudizio per la presunta frode da 50 milioni relativa all’inchiesta su Casa Zero, ma i privati, tra cui circa 60 famiglie del Cremasco, che lamentano di essere stati truffati, sono stati esclusi dal procedimento penale e non potranno costituirsi parte civile. Per questo motivo, ora temono che l’Agenzia delle Entrate possa rivalersi su di loro per le agevolazioni fiscali delle quali il general contractor veneto ha beneficiato senza aver mai eseguito i lavori.

Ad andare a processo saranno appunto i vertici delle società del gruppo trevigiano. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, alla ricettazione. I sei imputati, secondo la Procura di Treviso, sarebbero coinvolti nell’inchiesta di Casa Zero, un raggiro da 50 milioni di euro realizzato sfruttando il meccanismo del bonus edilizio del 110%.

Il gup Carlo Colombo ha ammesso come parti civili le banche che hanno monetizzato i crediti, escludendo invece i privati. A questo punto i clienti del contractor, se vorranno vedere risarciti i danni da loro patiti, dovranno seguire la strada del procedimento civile.

«Un brutto colpo per noi ex clienti di Casa Zero — affermano alcuni dei cremaschi —: viviamo da tre anni nel terrore che l’Agenzia delle Entrate possa chiedere indietro il corrispettivo dei crediti fiscali ceduti al consorzio trevigiano per la realizzazione di lavori di ristrutturazione, che avrebbero dovuto essere eseguiti attraverso il bonus 110%. Interventi che però, per quanto concerne le nostre abitazioni, nel 99% dei casi non sono neppure mai iniziati e solo per pochissime eccezioni non stati portati a compimento».

Nonostante ciò, tutte le famiglie cremasche coinvolte hanno avuto il cassetto fiscale movimentato, considerato che Casa Zero ha beneficiato del credito pur non avendo eseguito gli interventi di efficientamento energetico richiesti.

«L’Agenzia delle Entrate — concludono i cremaschi — ha tempo dieci anni per chiederci la restituzione di questi soldi, indebitamente prelevati da Casa Zero. Come si fa a dormire di notte e a non essere preoccupati?».

L’indagine nei confronti di Casa Zero era stata aperta agli inizi di agosto 2022 e ci sono voluti dunque più di tre anni perché si arrivasse alla richiesta di rinvio a giudizio. In questo lungo periodo di tempo, dopo che il tribunale di Treviso aveva subito disposto il sequestro di tutti beni del gruppo, sono già state effettuate le varie aste dei materiali di sua proprietà, che sarebbero dovuti servire per eseguire gli interventi di efficientamento energetico.

Ad affidarsi a Casa Zero erano state complessivamente circa 1.800 famiglie, di cui 400 lombarde. Molte di queste hanno creato il gruppo Facebook 'Quelli che aspettano Casa Zero' e hanno chiesto al governo di attivare uno specifico fondo salva truffati, come è stato fatto con le vittime dei tracolli delle banche.

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