L'ANALISI
03 Ottobre 2025 - 05:30
MONTE CREMASCO - Un aumento che sfiora il 13%, che ha fatto sobbalzare sulla sedia più di un genitore. Dai 4,52 euro al pasto, che si pagavano per la mensa di alunni e bambini di primaria e asilo, sino alla fine dello scorso anno scolastico, si è passati ora a 5,10 euro.
Fatti di due conti, da qui a giugno l’aggravio complessivo di spesa per le famiglie potrebbe toccare i 100 euro. La cifra dipende ovviamente da quante volte l’alunno si fermi a pranzo.
Non sono mancate le proteste, anche via social, di papà o mamma, rimasti sorpresi di fronte all’incremento del costo del pranzo.
Il motivo di questo rincaro è la diretta conseguenza del nuovo appalto, assegnato dall’amministrazione per tre anni, con possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi. Era da tempo che il costo del pasto non veniva ritoccato, fermo sul prezzo inserito nel precedente contratto di fornitura. Anche questo ha inciso.
Va poi considerata l’inflazione del post Covid, con importanti aumenti per le imprese del settore relativi ai costi di approvvigionamento e produzione, ma anche energetici, che vanno ovviamente a ripercuotersi sul servizio finale e dunque sul consumatore.
Il prezzo egli alimenti (sia non lavorati sia lavorati) è cresciuto, anche per via dell’aumento dei costi trasporto e delle condizioni climatiche. Un po’ ovunque le aziende che gestiscono il servizio mensa chiedono adeguamenti di prezzo in base a incrementi certificati.
L’incremento del costo del pasto va anche a colpire gli anziani che ne fanno richiesta in Comune e ricevono dunque il pranzo domicilio. L’aumento è identico a quello per le mense scolastiche.
Si tratta di fasce deboli della popolazione muccese, a cui l’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Lupo Stanghellini presta da sempre grande attenzione, garantendo servizi di prossimità nei limiti di spesa possibili per le casse dell’ente.
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