L'ANALISI
09 Settembre 2025 - 05:15
A sinistra Laria Longari
CREMA - «Sono partita per fare un’esperienza di volontariato lontano dalla mia realtà quotidiana. Ora che sono tornata da Oulx c’è la volontà di dare spazio alla voce di chi non può, raccontare la realtà che ho trovato e farmi portavoce». Partire per una missione umanitaria significa, secondo Ilaria Longari, farsi testimone di uno spaccato di mondo, immergersi nella quotidianità di chi vive in situazioni difficili e di fragilità, per diventare megafono di storie che altrimenti resterebbero sconosciute. Longari, 22 anni cantante e laureata in Lettere originaria di Sergnano, ha preso parte all’esperienza dei campi di volontariato e servizio ’Attraverso’ organizzati da Ascs (Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo) dopo il percorso ‘Dare senso al viaggio’ proposto dal centro missionario di Crema. Tale percorso, strutturato in sei incontri tra marzo e maggio, ha consentito ai partecipanti di «conoscere se stessi, aprirsi agli altri, saper accogliere il diverso», come ha ricordato Enrico Fantoni, presidente del centro missionario cittadino.
«In questa preparazione, a fare la differenza è anche il luogo in cui ci si incontra. La Casa del pellegrino apre le porte e accoglie, incarnando l’essenza degli incontri».
Una settimana a Oulx, dal 24 al 30 agosto in Val di Susa, è stata l’esperienza missionaria scelta da Longari. Non una meta turistica ma una frontiera, un luogo di confine che ogni giorno vede transitare uomini, donne, famiglie, minori non accompagnati, che hanno conosciuto precarietà e violenza.
«Oulx è uno dei luoghi di passaggio più significativi per chi cerca di varcare il confine verso la Francia nella speranza di un futuro migliore» testimonia Longari. «In un paesino lì vicino, Bussoleno, c’è un centro di accoglienza straordinaria gestito dalla Croce rossa. Lì abbiamo conosciuto i volontari e il servizio che svolgono, aiutandoli poi nelle pulizie, per rendere quanto più possibile accoglienti le stanze ricavate all’interno dei container», prosegue. «Altre due giornate invece siamo stati al Rifugio fraternità Massi, un luogo di passaggio in cui gli immigrati si fermano la notte prima di tentare l’attraversata verso la Francia. Qui viene dato anche un abbigliamento adeguato all’ambiente montano. Alcuni ospiti ci hanno raccontato la loro storia e abbiamo condiviso momenti di spontaneità molto belli».
Strutture come queste sono ancora avvolte da paura e indifferenza. «La gente del posto non sa nulla di questo rifugio, lo confonde con i Cpr (centri di permanenza per i rimpatri)». Contraddizione è uno dei termini chiave dell’esperienza di Longari: «Ho trovato tante contraddizioni. Abbiamo provato anche noi, come gruppo, a fare la tratta verso la Francia e attraversare il confine. Siamo stati fermati dalla gendarmeria francese perchè temevano facessimo da spola con il corrispondente rifugio francese».
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