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CREMA. CASE DI RIPOSO

Oltre 600 in lista d’attesa: +13,5%

In un anno e mezzo, altre 72 richieste: mediamente otto mesi per una sistemazione

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

03 Settembre 2025 - 05:25

Oltre 600 in lista d’attesa: +13,5%

CREMA - Non arrivano buone notizie dall’ultimo aggiornamento delle liste d’attesa per le Rsa del Cremasco: sono 602 gli anziani che aspettano un letto, mediamente, da otto mesi; mentre nel Cremonese serve la metà del tempo. Erano 530 a fine 2023: un incremento di 72 unità in un anno e mezzo, pari al 13,5%. Numeri che ovviamente fluttuano, in base all’andamento dei decessi.

L’ultimo report è stato fornito dalla Comunità sociale cremasca, all’interno del proprio bilancio sociale. Tiene conto di tutte le case di riposo del territorio cremasco, per un totale di 948 posti letto, di cui 799 accreditati e a contratto, ovvero per i quali la Regione garantisce un contributo alla retta giornaliera, che si aggira intorno al 40% del totale. Il resto lo deve versare l’ospite, tranne nei casi in cui non abbia le possibilità economiche per farlo e non neppure familiari che possano provvedere. Situazioni in cui subentra il servizio sociale comunale.

Va anche ricordato, che una persona si può inserire in più liste d’attesa e il dato di 602 anziani in coda comprende dunque anche richieste multiple.

Non per nulla, guardando ad esempio alla principale Rsa del territorio, ovvero la Camillo Lucchi della Fondazione Benefattori Cremaschi, a fine 2024 erano 493 le persone in lista d’attesa, a riprova che le famiglie e gli interessati tentino più strade per trovare una sistemazione, adattandosi poi a quanto offre il ‘mercato’, accettando magari di dover sistemare il congiunto in una struttura lontana da casa.

A questo proposito otto Rsa cremasche (Fondazione Benefattori, Caimi di Vailate, Brunenghi di Castelleone, Ospedale dei Poveri di Pandino, Milanesi e Frosi di Trigolo, Opera Pia Vezzoli di Romanengo, Fondazione Soncino e Casa famiglia Spinelli di Rivolta d’Adda) hanno messo a punto un sistema che garantisce omogeneità.

In accordo con l’Asst e i 48 Comuni del distretto, sono stati introdotti criteri omogenei per la valutazione dei potenziali ospiti, a differenza delle relazioni singole, in precedenza inviate da ciascun Comune.

«Un metodo — come ha avuto modo di sottolineare Chiara Tomasetti, presidente di Csc, in occasione dell’avvio del nuovo sistema — in grado di offre garanzie di trasparenza. La valutazione prende in considerazione molti fattori e le condizioni a 360° del cittadino che ha fatto richiesta: sicuramente le sue condizioni personali fisiche e cliniche, ma anche quelle familiari e sociali, per avere la risposta adeguata ai relativi bisogni».

Una verifica così complessiva potrebbe fare emergere dei bisogni diversi rispetto a quello di essere ospite all’interno della Rsa. Non sempre una persona che si sente non efficiente, non completamente indipendente, ha come unica prospettiva una struttura protetta. «Ci sono numerosi servizi di assistenza domiciliare integrata, che possono consentire la permanenza a domicilio. La valutazione serve a mettere in evidenza altri aspetti e magari altre opzioni. Evidente l’obiettivo di tenere sotto controllo le liste d’attesa ma, nonostante gli sforzi, le stesse continuano fisiologicamente ad aumentare, di pari passo con il progressivo invecchiamento della popolazione», ricorda Gianni Risari, presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi e membro del direttivo provinciale Uneva, l’Unione delle Rsa.

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