L'ANALISI
24 Agosto 2025 - 11:03
Tarcisio Raimondi e Francesco Rossetti
BAGNOLO CREMASCO - C’è una magia che non ha bisogno di effetti speciali, luci al neon o schermi. Una magia che nasce dalle mani, dal legno e dalla stoffa e che prende vita quando i bambini, con gli occhi spalancati e il fiato sospeso, vedono i burattini iniziare a muoversi. È la magia che Trifolino e Sventolo, le caricature sotto forma di burattino di Francesco Rossetti e Tarcisio Raimondi rispettivamente di Bagnolo e Vaiano, dal 1984 custodiscono e portano in giro, facendosi ambasciatori di un’arte antica, popolare e profondamente artigianale: quella del teatro dei burattini.
Una passione nata dalla ‘contaminazione’ ricevuta da un collega, quella che ha portato Rossetti ad avvicinarsi ai burattini e a coinvolgere poi l’amico Raimondi, già appassionato di teatro. Insieme, portano i loro spettacoli in giro per il territorio, tra scuole dell’infanzia, case di riposo, oratori e teatri, perché i «burattini sono cosa per tutti, non solo per i bambini» sottolineano.
«Tutto nasce dalla passione che Camillo Peretti, burattinaio della scuola parmense, mi ha trasmesso. Siamo partiti da due personaggi, Trifolino e Sventolo. E nel tempo abbiamo aggiunto altri nove personaggi che animano le nostre storie, tratte da vecchi canovacci e riadattate al teatro popolare», ripercorre Rossetti.
Costruire un burattino richiede una certa manualità, ma è proprio questa artigianalità che crea il valore più grande: un pezzo unico, nato dalle mani di chi lo ha immaginato e destinato a portare storie sempre nuove.
«Dare voce e vita ai burattini non è così facile — prosegue Rossetti — soprattutto se di fronte c’è un pubblico esigente come i piccoli della scuola dell’infanzia. Devi dare morbidezza ai movimenti e insieme pensare all’intonazione e alla voce dei personaggi. E poi fumo, acqua, rumori che animano lo spettacolo. Tutto naturalmente ‘in diretta’ per coinvolgere i bambini e farli entrare ancora di più nella storia».
Veri e propri compagni di viaggio, i burattini, personaggi che abitano un mondo senza tempo, eredi di una tradizione che affonda le radici nella fantasia popolare.
Rossetti e Raimondi hanno scelto di condividere questa eredità con i più piccoli, portando laboratori nelle scuole dell’infanzia. È lì che si accende la fantasia e «arriva la bella contaminazione tra generazioni».
Bambini di tre, quattro, cinque anni, «sempre meno abituati alla manualità, che si trovano a inventare personaggi colorando e decorando palline di polistirolo», con le mani sporche di entusiasmo e la mente che viaggia verso mondi immaginari.
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