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Dai ghiacci al deserto e ritorno, in sella per 31mila chilometri

Il viaggio di Limonta fra il Canada, l’Alaska primordiale e gli States rurali

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

19 Agosto 2025 - 05:25

Dai ghiacci al deserto e ritorno, in sella per 31mila chilometri

PANDINO - Trentunomila chilometri. Una cifra che da sola basterebbe a raccontare la grandezza dell’impresa. Ma per Maurizio Limonta, motociclista e avventuriero di Pandino, quel numero è solo la cornice di un viaggio — in sella alla sua Yamaha Teneré 700 — con il sapore dell’epopea moderna.

Partenza e arrivo a Vancouver, nel mezzo le terre infinite del Canada, l’Alaska primordiale e gli Stati Uniti rurali, lontani dalle metropoli. «Asfalto, sterrati e sentieri: un’avventura in moto che ha attraversato l’anima selvaggia dell’Alaska, le foreste infinite del Canada e i panorami sconfinati degli Stati Uniti», scrive Limonta. E in quelle parole c’è tutta la potenza del suo racconto.

Dal Grande Nord, con i ghiacciai che sembrano toccare il cielo e i laghi cristallini specchio delle montagne, fino ai deserti dove l’asfalto si perde nell’orizzonte, ogni giorno è stato un incontro con la bellezza. «Ho respirato il silenzio delle valli remote e ammirato tramonti che incendiavano l’orizzonte», confessa. Una confessione che sa di verità vissuta sulla pelle, sotto la polvere della strada e il freddo pungente delle notti artiche.

L’Alaska l’ha percorsa tutta, chilometro dopo chilometro; poi giù, attraverso gli stati del Canada, costeggiando i Grandi Laghi. «Ho soddisfatto un desiderio che ho sempre avuto... ripartirei oggi stesso per ripercorrere a ritroso tutto il percorso. Le emozioni sono state tante e uniche. Il British Columbia e l’Alberta mi rimarranno sempre nel cuore».

Negli Usa, Limonta ha scelto di evitare le grandi città. Voleva l’America autentica, quella dei campi di grano che si perdono a vista d’occhio, delle fattorie con i silos d’acciaio, delle case di legno consumate dal vento. «Nei piccoli centri, molto spesso con una sola strada principale, si respira un’aria familiare e chiunque ti saluta anche se non ti ha mai visto». È l’America delle Harley, dove gli incontri diventano dialoghi spontanei. Un sorriso, una foto davanti a una moto parcheggiata.

Ma al di là degli scenari e degli incontri, c’è un dettaglio che Limonta racconta con stupore: «La bellissima sensazione di abbandonare la moto con tutto il carico, casco e tuta inclusi, davanti a un negozio senza legare nulla, perché nessuno tocca niente. E poi migliaia di chilometri senza trovare un pezzo di carta o una bottiglia di plastica. Questo per me è impagabile, tutto l’opposto delle nostre strade».

È in questa contrapposizione che emerge l’anima del viaggio: la scoperta non solo di paesaggi, ma di modi diversi di vivere e rispettare il mondo.

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