L'ANALISI
16 Agosto 2025 - 19:45
DOVERA - Tradizione, fede e festa si sono intrecciate ieri per la solennità di San Rocco, patrono e simbolo di protezione e speranza. Un appuntamento che, come ogni anno, ha richiamato la comunità e i fedeli dei paesi vicini, nel cuore della piccola frazione, ancora legata alle radici rurali e sotto la giurisdizione della diocesi di Lodi.
Alle 18 il vescovo di Lodi, Maurizio Malvestiti, ha presieduto la celebrazione nel santuario dedicato al santo taumaturgo. Con lui sull’altare il rettore don Carlo Granata, parroco di Dovera, e il collaboratore parrocchiale don Massimo Andena.
«Benvenuto Eccellenza, grazie per la sua presenza e per la vicinanza che non ci ha mai fatto mancare», ha detto don Granata, dando il via al rito. Il vescovo, particolarmente legato a questa ricorrenza, ha dedicato l’omelia alla coerenza della coscienza e alla pace autentica.
«Questa festa cade nella giornata memorabile della resurrezione – ha ricordato –. San Rocco ci ricorda che non siamo mai soli se viviamo con coerenza. Siamo in un santuario caro a fedeli cremaschi e lodigiani, che lo scorso anno ha celebrato i 500 anni. In questo anno giubilare dobbiamo batterci per la pace sincera, non solo proclamata. Noi cristiani dobbiamo sporcarci le mani, perché il male non risparmia nessuno. La gioia del Signore sia la nostra forza».
Al termine della messa la statua del santo è uscita in processione per le vie del borgo, accompagnata dalla banda di Pandino. Ai fedeli è stata concessa l’indulgenza plenaria, dono del Papa.
La festa è proseguita alla cascina Viganò, dove il presidente dell’associazione San Rocco, Bruno Sangalli, e il presidente della Bcc locale, Giorgio Merigo, hanno accolto i presenti. Durante la conviviale la consegna di sei attestati di benemerenza, tra cui quelli a don Granata, ad Antonio Cavalli e ad Angelo Bonomi. La partecipazione è stata ancora una volta significativa: circa 80 persone in chiesa, molte altre sulle sedie predisposte all’esterno.
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