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«Il tumore alla prostata da noi si batte sul tempo»

Cento nuovi casi solo nel 2024, campagna di screening: «La diagnosi precoce è l’arma»

Cristiano Mariani

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cmariani@laprovinciacr.it

14 Agosto 2025 - 05:05

«il tumore alla prostata da noi si batte sul tempo»

L'ospedale di Crema e il primario Giuseppe Slainitri

CREMA - Delle 150 biopsie eseguite lo scorso anno al Maggiore, il 67% è risultato positivo. Confermando, con i cento nuovo casi accertati, come il tumore della prostata rappresenti una delle maggiori insidie, per chi abbi varcato la soglia dei cinquant’anni. E se la prevenzione resta l’arma più efficace, per dar scacco alla malattia, in largo Dossena, sulla scorta della media di due diagnosi la settimana di «neoplasia prostatica», per dirla come i medici, hanno deciso di declinare il concetto con una campagna di screening in grande stile.

Perché non di rado, conferma il primario dell’Urologia Giuseppe Nicola Salinitri, «ci troviamo di fronte a diagnosi tardive, legate a una scarsa consapevolezza, o alla paura dell’esame». Nonostante, non vada al di là di una valutazione dei valori del Psa (l’antigene prostatico specifico), cui può seguire una visita specialistica. «Due azioni che possono fare la differenza — la sottolineatura del direttore del reparto — perché diagnosticare precocemente un tumore, consente non solo maggiori probabilità di guarigione, ma anche trattamenti meno invasivi. E quindi, una miglior qualità della vita».

Questo tipo di patologia, del resto, evolve tanto lentamente, da essere di fatto silente, leggasi priva di sintomi, sino a quando estirparla può risultare complesso. E di qui il ruolo decisivo dei controlli periodici, non solo in ragione dell’età, ma anche della familiarità per la malattia. «Stiamo lavorando per abbattere il muro del tabù e dello stigma, che ancora accompagna i controlli urologici — incalza Salinitri —: vogliamo che gli uomini si sentano liberi di prendersi cura della propria salute, senza timori o imbarazzi».

E giusto in quest’ottica, l’Urologia di Crema aderisce alla campagna di sensibilizzazione varata dalla Regione che, dallo scorso novembre, ha avviato un programma di screening, in cui le nuove tecnologie vengono in soccorso ai camici bianchi. Attraverso il fascicolo sanitario elettronico, è infatti possibile compilare un questionario sulla storia familiare e personale. Così da poter valutare e permette di determinare l’accesso al programma di monitoraggio. Ossia effettuare il test dell’antigene prostatico, di fatto un comune esame del sangue. Per sottoporvisi, ci si potrà presentare, gratuitamente e senza impegnativa, in tutti i punti prelievo dell’Azienda sociosanitaria.

E sulla scorta dei valori rilevati, se necessario, si verrà contattati dal Centro di screening dell’Azienda per la tutela della salute, in modo che possa essere prenotata una visita urologica, nel corso della quale sarà lo specialista a esprimersi sull’opportunità di ulteriori accertamenti. «Il percorso di approfondimento è modulato in base al profilo di rischio, determinato proprio dall’esito dei primi esami», fanno sapere dal quartier generale dell’azienda sanitaria, che ha nel manager cremasco Alessandro Cominelli il proprio direttore generale.

E qualora gli approfondimenti rivelino la presenza di un tumore, il paziente viene immediatamente inserito nel programma di cura specifico per lo stadio accertato. «Una diagnosi precoce — rimarca Salinitri — consente di procedere all’asportazione della prostata, attraverso un intervento mininvasivo laparoscopico, che viene eseguito nel nostro centro; oppure d’impostare un trattamento radioterapico».


Dal primo giugno, l’accesso allo screening è esteso agli uomini nati tra il 1970 e il ‘74. Le adesioni sono gestite automaticamente, a partire dal primo giorno del mese del cinquantesimo compleanno, ma sono possibili anche fino al compimento dei 70 anni. In autunno, l’Asst proporrà giornate dedicate all’informazione. «Perché la prevenzione — la chiosa — è un investimento sul proprio futuro».

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