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Cinque anni senza Elisa: «Aspetto che si faccia giustizia»

La sorella della 34enne, travolta da un treno al passaggio a livello di via Case Campagna a Maleo, non ha dubbi: «Le sbarre erano alzate»

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

13 Agosto 2025 - 05:25

Caso Conzadori. Uccisa dal treno a Maleo, ecco due nuovi testimoni

Elisa abbracciata dalla sorella. A fianco, il passaggio a livello dove è avvenuta la tragedia

PIZZIGHETTONE - Da cinque anni la risata e gli occhi luminosi di Elisa Conzadori non riscaldano più i suoi cari. Che, da cinque anni, invocano giustizia. Il 15 agosto 2020, poco dopo le 11, la 34enne pizzighettonese stava tornando dal lavoro quando è stata travolta da un treno al passaggio a livello di via Case Campagna a Maleo. Per lei non c’è stato scampo. Venerdì, alla stessa ora, la sorella Laura porterà palloncini e fiori, sia alla lapide situata vicino alle sbarre ferroviarie sia al cimitero.


«Un anno fa abbiamo organizzato una camminata per ricordarla, quest’anno non siamo riusciti anche a causa del periodo feriale in cui molte persone sono via, ma in realtà noi la ricordiamo ogni giorno. Tutte le mattine al risveglio le dò il buongiorno – dice proprio Laura –. Il dolore non diminuisce. Anzi, cresce; perché più passa il tempo e più abbiamo paura che non ci sarà mai giustizia per lei. Sono trascorsi ormai cinque anni. La causa penale è ferma all’archiviazione, fra l’indifferenza di chi non ha ammesso alcuna colpa ma, anzi, l’ha attribuita a mia sorella. La causa civile invece va avanti, ma è un’agonia, improntata sulle perizie e i colloqui necessari per capire l’entità del danno che abbiamo subito. Come se fosse quantificabile. È evidente che non lo è».


Per riaprire il caso sul fronte legale servirebbero nuove circostanze, nuove prove. Ma due anni fa non erano bastati neppure i testimoni aggiuntivi, rintracciati tramite i commenti ad una foto. Cinque, in totale, le persone che hanno dichiarato – in più occasioni – di avere visto la sbarra alzata nel momento del transito della Citroen di Elisa. Un presunto guasto che però è stato sempre negato da Rfi e infine anche dalla Procura di Lodi, che ha considerato i testimoni non attendibili e ha archiviato il caso avvalorando la perizia contestata dalla famiglia.


Nessun colpevole, secondo i giudici. Che hanno addirittura azzardato l’ipotesi secondo la quale a fare alzare la sbarra potrebbe essere stata proprio l’auto della giovane. «A chi ha preso questa decisione vorrei solo fare una domanda – dice Laura –: hanno mai pensato a cosa avrebbero provato se ad essere travolto da un treno in auto al ritorno dal lavoro fosse stato un loro familiare? L’indifferenza con la quale sono passati sopra ad una vita, alla verità, non mi darà mai pace. Hanno nascosto, mistificato, giustificato».


Neppure dal Governo sono arrivate risposte. Nonostante il consiglio comunale si sia espresso appellandosi al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al vice premier Matteo Salvini. Nonostante l’interrogazione presentata da Silvana Comaroli (rimasta inevasa stando ai portali web del Parlamento) e nonostante la lettera che l’allora fidanzato di Elisa ha indirizzato alla premier Giorgia Meloni. Di recente la famiglia nel tentativo di riaccendere i riflettori sul caso ha contattato nuovamente la redazione della trasmissione tv ‘Le Iene’. E nel frattempo Laura ha iniziato a parlare della sorella con uno scrittore: c’è l’idea, ancora in fase embrionale, di scrivere un libro. Perché anche se nelle aule di tribunale non è arrivata giustizia, chi ha voluto bene ad Elisa non si stancherà mai di raccontarla, quella verità: «Le sbarre erano alzate, le hanno viste in cinque.»


Mentre Laura parla della sorella il pensiero va al figlio, di cinque anni e mezzo. «Elisa ha potuto prenderlo in braccio solo una volta, ma lui è come se la conoscesse. Gli parlo sempre di lei, ogni sera. Gli dico di sognarla e che lei lo aspetta nei sogni, per giocare insieme su una nuvola. Qualche volta l’ha sognata davvero e me l’ha raccontato. Ha un pupazzo che stringe sempre a sé e ha voluto chiamarlo proprio Elisa». Su Whatsapp c’è sempre la stessa foto, Laura non l’ha mai cambiata: sono abbracciate, sorridenti, splendenti. Un’immagine che mostra un legame che va ben al di là della morte.

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