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CERVELLO IN FUGA IN OLANDA

Laureato in matematica serve il cappuccino, ma...

Il 29enne Alessandro Gravellini da Romanengo a Zandvoort: «Il mio master in IA? Ora sono felice così»

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

08 Agosto 2025 - 05:05

L'ingegnere matematico serve il cappuccino, ma...

Alessandro Gravellini e la spiaggia di Zandvoort

ROMANENGO - Occhio ceruleo, capello biondo raccolto, un sorriso aperto e la domanda: «Siete italiani?», interrogativo che segue le ordinazioni di un cappuccio di metà mattina. Poche parole, alla terrazza di un caffè sulla spiaggia di Zandvoort in Olanda, paese noto per il circuito di Formula Uno e luogo delle vacanze per gli abitanti della vicina Amsterdam. In un momento si cancellano gli oltre mille chilometri che separano la cittadina di mare da Romanengo.

Alessandro Gravellini, 29 anni appena compiuti, non appena intuisce che i suoi clienti arrivano da Cremona, aggiunge: «Io sono di Romanengo, ho vissuto lì gran parte della mia infanzia. Ho poi fatto le scuole a Brescia, dove mi sono trasferito. Ma a Romanengo abita ancora mio padre. Mia madre è di Travagliato e mio padre è nato a Melzo, ma io sono cresciuto a Romanengo».

Come mai ora si trova a Zandvoort? 
«Ho fatto l'università in Scozia. Mi sono laureato in matematica e poi ho frequentato un master in intelligenza artificiale. Ho concluso i miei studi nel 2020, in piena pandemia. La cosa più normale è stata quella di tornare a casa».


E dopo essere rientrato in Italia?
«Ho iniziato subito a cercare lavoro, ho inviato curricula un po’ ovunque, ma in Italia nessuno mi rispondeva. Non arrivavo neanche a fare un colloquio, pur avendo una laurea in matematica. Allora mi sono messo a inviare curricula all'estero».


Cosa è accaduto?
«Ho avuto risposta. La prima a chiamarmi è stata la società Gaming Labs International ad Haarlem a pochi chilometri da Amsterdam, una società di certificazione di giochi d'azzardo. Così mi sono trasferito in Olanda nel dicembre 2021. Ho lavorato con loro per circa due anni, poi ho cambiato per un’altra compagnia sempre ad Haarlem, questa volta in consulenza nel settore del mercato dell'energia, però non mi è piaciuto per niente, quindi ho fatto lì un anno, poi ho mollato. Ho poi fatto qualche mese a casa, mentre subaffittavo l'appartamento ad un amico, ma alla fine sono ritornato qui».


Ma da essere laureato in matematica a fare il cameriere ce ne passa... Come mai?
«Quando sono rientrato ho cercato qualcosa di, tra virgolette, normale per la stagione estiva. Nel frattempo mi sto guardando intorno e cercando di capire in realtà che cosa voglio fare da grande. Fino ad ottobre sono qui e poi vedrò cosa fare».


Ma perché a Zandvoort?
«Ho scelto Zandvoort perché è al mare e perché è una città tranquilla, ma pur sempre a pochi chilometri da Amsterdam e molto ben servita dai mezzi. Quando si è trattato di cercare casa per venire a lavorare nella prima azienda che mi ha assunto Zandvoort mi sembrava il posto ideale, a poca distanza da Haarlem e al mare. Non sono un amante della Formula Uno quindi Zandvoort non mi diceva nulla, in tal senso. Mi piace il mare, non siamo ai Caraibi o in Sicilia, ma qui si sta bene, d'inverno c'è una quiete assoluta, ma se vuoi in mezz'ora raggiungi Amsterdam. La sera mi siedo sul balcone, sento il rumore del mare, sento i gabbiani. A me piace, non è per tutti. Sono una persona riservata».


Com’è vivere in Olanda?
«Non è facilissimo, soprattutto per quanto riguarda le relazioni. Nelle due aziende in cui ho lavorato si parlava in inglese, una facilitazione, ma comunque una lingua che non mi permetteva di entrare in contatto vero. Anche il tipo di lavoro non aiutava».


E invece l'esperienza di cameriere?
«Mi piace e poi nel mentre ho cominciato a imparare un po’ di olandese. Io qui sono l’unico straniero, la sera quando finiamo il turno stiamo insieme, ci sediamo al tavolo e si parla in olandese. Diciamo che questa esperienza di cameriere mi sta aiutando ad entrare un po’ più nella società olandese. In genere gli italiani che conosco preferiscono Amsterdam e alla fine finisci col frequentare connazionali, oppure i colleghi di lavoro. Qui invece sto vivendo con olandesi e comincio a capire meglio il Paese in cui mi sono ritrovato a vivere. Sono contento di quello che sto facendo».


Si sente un cervello in fuga?
«Un poco sì, se penso al motivo che mi ha spinto qui. Ma ora mi ritrovo a considerare il mio percorso con la matematica. Forse non è il mio mondo, non è realmente quello che mi piace. Ma questa è un’altra storia».


Sorride e se ne va da una famiglia ad un altro tavolo. Dopo due minuti torna e sorridente ci dice: «Quella famiglia arriva da Crema. Incredibile, il mondo è proprio piccolo».

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