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LE STORIE DI GIGIO

Il fronte di Nadiya è solidale: «Così aiuto la mia Ucraina»

L’impegno e la passione civile di Petrenko: la raccolta di cibo e indumenti per la sua gente e per i soldati dell’affermato mezzosoprano originaria di Leopoli

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

04 Agosto 2025 - 05:25

Il fronte di Nadiya è solidale: «Così aiuto la mia Ucraina»

Nadiya Petrenko tra i pacchi di aiuti raccolti per la sua Ucraina

CREMONA - Sono trascorsi più di tre anni dall’invasione russa: una parte dell’opinione pubblica sembra perdere interesse e Mosca sta facendo proseliti, ma lei continua, con lo stesso coraggio e la stessa determinazione dei primi giorni, a battersi come un leone per i suoi connazionali ucraini. «Ho organizzato un’altra raccolta per i nostri soldati e la mia gente: cibo, indumenti e altri prodotti indispensabili per la vita quotidiana. Sarà la quindicesima o sedicesima volta che lo faccio, ho perso il conto».


Dietro tutto questo c’è Nadiya Petrenko, affermato mezzosoprano molto conosciuta in città per il suo talento e la sua passione civile. Originaria di Leopoli, è arrivata in Italia 25 anni fa. «Quando, ai tempi dell’Unione Sovietica, eravamo un Paese chiuso e buio come la Corea del Nord, per noi l’Italia era una luna irraggiungibile. Di rado giravano dischi della Tebaldi, di Maria Callas, di Caruso e noi facevamo la coda per comprarli».


Con il marito, Alessandro Matviychuk, violinista, è stata poi chiamata in Crimea: lui all’Orchestra sinfonica, lei come solista alla Filarmonica. Dopo dieci anni, si sono trasferiti a Kiev. «Un mattino Alessandro si è svegliato: voglio diventare liutaio. Era ‘impazzito’. Nel 1995 è partito per Cremona: è stato e credo sia ancora il primo e unico ucraino ad essere entrato alla Scuola internazionale di liuteria. Io l’ho raggiunto nel 2000 e non sono più andata via. Quanta cordialità ho trovato».


Ha frequentato corsi di alto perfezionamento con Angelo Bertacchi, Katia Ricciarelli, Walter Coppola. Nel 2003 ha debuttato al teatro di Lecce e nel 2004 al Ponchielli. Dal 2009 guida la prestigiosa Scuola di canto lirico presso la Società filodrammatica cremonese. Al momento insegna, in presenza oppure online, a più di 20 iscritti alle sue lezioni sparsi per il mondo, in Germania, Israele, Argentina, tutta Italia, compresa Cremona. Il 27 luglio ha interpretato con successo, sul palcoscenico di Fornovo (Parma), il ruolo di Mamma Lucia nella Cavalleria Rusticana e ha preparato il concerto, il 3 agosto in città, dei suoi allievi.

Il marito violinista Alessandro Matviychuk

Un periodo, l’ennesimo, molto intenso dal punto di vista professionale. Ma gli impegni non le hanno mai fatto dimenticare le sofferenze della sua patria. Pochi giorni fa chi si trovava a passare da piazza Filodrammatici era incuriosito da un cartello bianco affisso alla piccola porta di legno: ‘La raccolta degli aiuti per l’Ucraina’. Sotto la scritta un fiocchetto giallo e azzurro, i colori del Paese aggredito. Oltre l’ingresso, in una saletta, lei, la cantante lirica, sola tra scatoloni, borse e sacchetti.


«È appena venuta una signora che ha portato salviette umide perché al fronte non c’è acqua per lavarsi». Suonano al citofono: è un’amica, che ha contribuito con spazzolini, dentifricio, orzo e cioccolato. E che ora dice: «La prossima volta fammi sapere di cos’altro c’è bisogno». Le due donne si abbracciano. «Raccolgo ciò di cui hanno bisogno i militari in trincea sia quelli feriti negli ospedali, che sono pieni e dove manca tutto», riprende la cantante. Caffè, tè, cacao solubile, cibo a lunga conservazione come tonno o verdure in scatola e biscotti per i primi; biancheria intima, magliette, calze, pantaloni sportivi, prodotti per l’igiene personale, schiuma da barba, detersivo, garze e cerotti per i secondi.


«Mi hanno dato una mano non solo dalla città ma anche dai paesi intorno come Grontardo, Vescovato, Castelverde, Scandolara Ripa d’Oglio. Anche la Società Filodrammatica è sempre stata al mio fianco. Così pure i miei connazionali che vivono qui, incluso Sergio, che gestisce il supermercato ucraino».


Poi Nadiya trasferisce tutto il materiale nella sua casa di Scandolara: «Con mio marito suddividiamo per generi merceologici le donazioni e le sistemiamo negli scatoloni: la volta precedente ne abbiamo completati 17. Ce li facciamo dare al centro commerciale, dove ormai hanno imparato a conoscermi».


A questo punto un’altra tappa della catena di solidarietà: «So che è una goccia nel mare, ma non importa. Portiamo i pacchi a Brescia, su un pullman che ogni sabato parte per il mio Paese. Ne abbiamo riempiti una decina. Ogni scatolone ha una destinazione precisa. Se qualcuno preferisce contribuire con denaro, lo usiamo per acquistare ciò che serve».


Avviene tutto nella massima trasparenza: «Registro ogni spesa e conservo gli scontrini». La cremonese d’adozione spera nella fine della guerra ma non si fa alcuna illusione su Putin: «Un giorno annuncia che desidera la pace, quello dopo bombarda e muoiono i bambini. Da sempre il nostro potente vicino vorrebbe conquistarci, è da 500 anni che lottiamo contro gli invasori. Non si può far vincere Putin, uno che ha detto: ‘dove mettiamo lo stivale, quella terra è nostra’. La verità è che non ha intenzione di parlare con noi. Ma come ha ricordato un nostro generale, anche senza armi gli ucraini combatteranno e lo faranno a mani nude, non aspettatevi che si arrendano. Per fortuna l’Europa continua a darci un grande aiuto e anche Trump, a quanto pare, comincia a capire».

Ma la mobilitazione a favore di Kiev non è più quella travolgente, compatta degli inizi. «Colpa anche dalla propaganda russa, che funziona. L’Ucraina, invece, non ha tempo per la propaganda perché deve pensare solo a difendersi». Il vento, almeno in parte, è cambiato; ma il mezzosaprono, che tra un’opera lirica e una lezione di bel canto presta la sua generosità e le sue braccia alla causa ucraina, non si ferma: «Non ho il diritto di crollare». Né recrimina per lo scetticismo dilagante: «Ho anch’io la sensazione che le persone siano stanche, ma non voglio giudicare. Quelli che oggi non capiscono forse domani capiranno. Capiranno che sono stati i cannoni e gli aerei russi a sparare e bombardare alle 4 del mattino di tre anni fa. Io posso essere solo grata all’Italia e a Cremona».

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