L'ANALISI
06 Giugno 2025 - 05:15
CREMONA - La storica contrapposizione tra Nord e Sud non basta più a descrivere le profonde fratture economiche e sociali del Paese. Oggi l’Italia si divide in cinque macro-aree (i cosiddetti cluster) con caratteristiche ben distinte. Se il primo studio della Fondazione Friedrich Ebert, ‘Italia diseguale’ (2021), aveva evidenziato l’esistenza di quattro Italie e tre mezzogiorni con differenti livelli di sviluppo, il nuovo rapporto, ‘Italia (ancora) diseguale’, aggiorna questa analisi e identifica cinque Italie, approfondendo le disuguaglianze territoriali, economiche e sociali, anche alla luce del post-Covid.
Tema assente dall’agenda politica nazionale, nonostante abbia effetto diretto sulla tenuta democratica e sulla coesione sociale. La provincia di Cremona si inserisce nella macro area 2, caratterizzata da una tradizionale vocazione manifatturiera ma con una qualità della vita non particolarmente alta e con la presenza di fattori di esclusione sociale. In queste province il tasso di occupazione è molto alto, così come gli stipendi e l’innovatività della produzione.
Tra i dati emersi, una percentuale di giovani Neet (che non studiano e che non lavorano) leggermente superiore alla media della macro area (14,3 contro 10,9) ma non lontano da quella nazionale (15,6). La percentuale di laureati (23,8) è leggermente inferiore alla media del cluster (29,6) e anche a quella nazionale (28). Decisamente positivo il saldo migratorio nel confronto (9,1 contro 7,1 e 4,9), saldo che influisce sui prezzi delle case (2050 contro 2554,8 e 1898,8) ma non sul numero di medici presenti sul territorio (0,6 contro 0,6 e 0,7). Rientra nella media del cluster il dato che riguarda l’occupazione nella provincia, che però è molto più alta rispetto al dato nazionale.
Allineati invece la dipendenza demografica, i servizi per l’infanzia. Se la qualità della vita di donne e anziani è omogenea al cluster, è invece molto migliore della media nazionale. Meglio a Cremona che altrove diffusione della banda larga, offerta culturale, salario orario, partecipazione e librerie. La voce musei invece soffre (0,4 contro 1,2 della media cluster e 1,9 della media nazionale). Se ne è parlato ieri presso la Sala Consiglio della Provincia dove è stato presentato il Rapporto. Erano presenti Armin Hasemann, Direttore della FES in Italia, e Luca Argenta, Policy Officer per FES Italia e coordinatore del progetto e Francesco Pronta (Università degli Studi di Bari Aldo Moro) che con Lorenzo Cicatiello (Università di Napoli l’Orientale) è l’autore dello studio. La Fondazione Friedrich Ebert (FES), intitolata a Friedrich Ebert, primo cancelliere democratico della Germania, è la più antica e importante associazione politica tedesca.
Ad aprire i lavori il presidente della Provincia, Roberto Mariani, che ha sottolineato l’importanza di offrire occasioni di ascolto e confronto capaci di generare osservazioni, critiche e idee utili per migliorare il lavoro quotidiano delle istituzioni e delle comunità locali. A seguire l’intervento di Michele Bellini, promotore dell’iniziativa sul territorio cremonese, e del direttore Hasemann, che ha illustrato la missione della Fondazione: promuovere una cittadinanza attiva e partecipata, poiché — come ha ricordato — «per costruire una società democratica non basta votare, è necessario che le cittadine e i cittadini abbiano la possibilità concreta di partecipare».
Argenta ha quindi descritto per sommi capi le caratteristiche del nuovo Rapporto evidenziando come lo scenario oggi si sia aggravato e ridefinito, con un Nord molto meno omogeneo di quanto si pensasse, segnato da forti disparità in termini di qualità della vita, accesso ai servizi e condizioni quotidiane. A presentare nel dettaglio i risultati è stato il professor Pronta.
«I risultati non sono particolarmente brillanti: l’intero Paese arretra rispetto all’Europa senza un’area davvero vincente: persino i grandi poli urbani, pur performanti, mostrano criticità soprattutto per chi non può permettersi i servizi a pagamento. Le differenze tra i territori non si esauriscono nei tradizionali indicatori economici — salari, Pil pro capite, tasso di occupazione ad esempio — ma si manifestano attraverso una molteplicità di fattori: occupazione, accesso all’istruzione e alla sanità, qualità della vita, infrastrutture culturali, servizi pubblici e capitale civico cioè librerie e partecipazione elettorale».
Per superare queste disparità, il Rapporto propone una strategia di sviluppo con investimenti mirati in sanità, istruzione e infrastrutture, oltre a una politica industriale basata sulle specificità locali. «Affrontare queste disuguaglianze non è solo una questione di equità, ma una necessità per garantire uno sviluppo sostenibile e inclusivo per l’intero Paese».
Il Rapporto ‘Italia (ancora) diseguale’ della Fondazione Friedrich Ebert misura inoltre la capacità amministrativa locale, posizionando la Provincia di Cremona nel cluster 1, ovvero tra i territori con i più alti livelli di professionalità amministrativa, elemento determinante per affrontare con efficacia le sfide future.
«La democrazia – ha aggiunto Francesco Prota, uno dei due autori del rapporto — è il cardine della società, e la sua tenuta dipende dalla partecipazione e dalla responsabilità di tutti i cittadini». Nello specifico, la capacità di riscossione si attesta a 86,7 (contro 77,4 media cluster e e 75,7 media nazionale); la quota di sindaci under 40 è 28,9 (contro 23,4 e 23,8), quota di sindaci donne 35,5 (34,7 e 33,7); progetti PNRR 5,53 (3,5 e 4,3); quota di laureati 0,30 (0,34 e 0,28); quota di under 35 0,10 (0,07 e 0,06); tasso di turnover 0,32 (0,28 e 0,26); quota di donne tra i dirigenti 0,45 (0,36 e 0,33).
Tra le innovazioni introdotte dallo studio c’è l’analisi congiunta dei cluster socio-economici presentati e la capacità amministrativa dimostrata dalle singole province italiane. Seguendo questa linea, risulta chiaro che le province più avanzate (cluster 1 in cui troviamo Cremona e cluster 2) tendono ad avere maggiori capacità di gestione delle risorse e degli investimenti, che innescano cicli virtuosi di crescita per il territorio. «Solo un approccio declinato sulle caratteristiche del territorio è in grado di garantire una gestione equa, corretta ed efficiente delle risorse pubbliche. Solo in questo modo si riuscirà a salvaguardare l’efficacia degli interventi».
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