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BASSA PIACENTINA

Caporalato, due stranieri indagati

Un 53enne e un 27enne gravemente indiziati di favoreggiamento della permanenza di stranieri irregolari nel territorio dello Stato, sfruttamento del lavoro e intralcio alla giustizia. Ora si trovano in carcere

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

21 Marzo 2025 - 10:29

Caporalato, due stranieri indagati

BASSA PIACENTINA - A conclusione di un’attività di indagine condotta congiuntamente dai carabinieri della stazione di Cortemaggiore e da quelli del Nucleo Ispettorato del lavoro di Piacenza, ieri è stata data esecuzione a una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di due stranieri, di 53 e 27 anni, ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di favoreggiamento della permanenza di stranieri irregolari nel territorio dello Stato, sfruttamento del lavoro e intralcio alla giustizia.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Piacenza su richiesta della locale Procura, trae origine da un’attività investigativa avviata l’estate scorsa, quando sono stati notati movimenti quotidiani di numerosi furgoni che, alle prime luci dell’alba, si spostavano nelle campagne dei paesi della Bassa Piacentina trasportando cittadini stranieri i quali, come poi accertato, venivano scaricati su terreni agricoli dove prestavano la loro opera di braccianti sino alla sera, per poi essere prelevati con gli stessi furgoni.

I servizi di osservazione e i successivi accessi ispettivi svolti congiuntamente da personale della Compagnia di Fiorenzuola e del Nil, hanno consentito di documentare le condizioni di sfruttamento a cui erano assoggettati i lavoratori, sottoposti a turni di lavoro anche di 12 ore consecutive, con temperature spesso superiori ai 30°, senza ferie né giorni di riposo. Condizioni di lavoro estreme, peraltro in violazione di tutte le norme sulla sicurezza sul lavoro e antinfortunistiche: come riscontrato dai carabinieri, non erano dotati dei previsti dispositivi di protezione né avevano svolto gli appositi corsi e le visite mediche previsti dalla normativa vigente.

Un lavoro massacrante a cui, tuttavia, corrispondeva una retribuzione oraria di 5 euro, dunque molto al di sotto da quella prevista dal contratto nazionale. Non solo: i due arrestati avrebbero applicato ulteriori ‘trattenute’ a loro dire necessarie per sopperire ai costi di locazione e a quelli relativi al disbrigo di non meglio precisate pratiche burocratiche. In definitiva, ai lavoratori venivano corrisposte cifre oscillanti tra i 200 e i 500 euro al mese. Un sistema di sfruttamento del lavoro, quello organizzato e gestito dai due indagati, che si avvaleva di una società intestata alla moglie del 53enne e che ha visto, quali vittime, persone con età compresa tra i 25 e i 67 anni.

Gli arrestati, al fine di poter disporre di manodopera da sfruttare con le modalità sopra descritte, si sarebbero fatti pagare somme tra gli 8 e i 10 mila euro per garantire l’ottenimento di un permesso di soggiorno temporaneo, scaduto il quale, nonostante le promesse e le ulteriori richieste di denaro loro rivolte, avrebbero continuato a impiegarli approfittando della sopravvenuta condizione di illegalità. A tali gravi condotte, si sarebbero poi aggiunte le minacce che uno dei due avrebbero rivolto alle vittime, al fine di indurle a non testimoniare contro di loro una volta venuto a conoscenza delle indagini in corso.


Le perquisizioni personali e domiciliari a carico degli arrestati hanno poi consentito il rinvenimento di materiale amministrativo e informatico che, ritenuto di interesse investigativo, è stato sottoposto a sequestro. Al termine delle operazioni i due arrestati sono stati condotti presso il carcere delle Novate, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Un sistema, quello su cui hanno fatto luce i carabinieri coordinati dalla Procura, che si inquadra nel triste fenomeno del caporalato, purtroppo già emerso nei campi della Bassa.

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