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CASTELLEONE: LA STORIA

Il critico Sironi: «Quadro del nonno falso»

Lo storico dell’arte, nipote dell’artista, testimone al processo per contraffazione

Francesca Morandi

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14 Marzo 2025 - 14:38

Il caso: «Opere fasulle», parola del critico Sironi

Andrea Sironi

CASTELLEONE - Non aveva ancora compiuto 2 anni, quando il nonno scomparve nel 1961. Ma Andrea Sironi-Straußwald, oggi 65enne, storico dell’arte, esperto dell’opera sironiana e presidente dell’Associazione Mario Sironi di Milano, è cresciuto in mezzo alle opere del nonno di fama mondiale, uno dei più grandi maestri del Novecento.

I suoi capolavori sono esposti in musei e collezioni pubbliche, in Italia e all’estero. Un Sironi originale può valere anche «40-50mila euro». Che un Sironi lo si potesse portare a casa con 4mila euro, acquistandolo da un ambulante di Castelleone con banco sotto le Logge dei Banchi, a Pisa, è impensabile. E, difatti, «quel dipinto era palesemente contraffatto».

Garanzia del nipote dell’artista Sironi, sceso ieri da Monaco di Baviera, dove risiede, a Cremona, testimone nel processo a carico dell’ambulante, 69 anni, accusato di aver spacciato per vere 9 ‘croste’, tra cui, appunto un Sironi. Opere tre anni fa sequestrate nel suo magazzino dai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Monza, insieme a documenti di accompagnamento dei dipinti (alcuni compilati in parte) con tanto di timbri del Vaticano e una macchina da scrivere: la Olivetti 88.

Il 69enne è anche accusato di ricettazione di un olio su tela ‘nobildonna con ventaglio’, rubato nel castello di Podenzano, in Toscana. C’è poi un gallerista bresciano di 77 anni, accusato di contraffazione di 4 delle 9 opere. Lo assiste l’avvocato Alberto Zucchetti. Giovedì 21 aprile del 2022. A Pisa, sotto le Logge dei Banchi, l’ambulante di Castelleone ha messo giù la sua bancarella: espone dipinti, schizzi e disegni di Warhol, Basquiat, Haring, De Chirico, Depero, Boccioni, Pellizza da Volpedo, Fattori, Lega. E un Sironi.


Pietro Bargagli Stoffi è un ricercatore universitario. A Pisa vivono i suoi genitori, è venuto a trovarli. Passa sotto le Logge dei Banchi, viene attirato dalle opere esposte dal castelleonese. Si stupisce che in un mercato ambulante siano esposti dipinti di artisti di fama mondiale. Parla con l’ambulante, che gli garantisce: tutta roba originale. Gli mostra i certificati di autenticità, i timbri di periti e di gallerie d’arte. Bargagli Stoffi posa gli occhi sul quadro di Sironi: 4 mila euro. Il ricercatore universitario è amico dello storico dell’arte Sironi (a Monaco erano vicini di casa).

Lo chiama, scatta la foto del dipinto, gliela invia su WhatsApp, retro e verso con il timbro ‘Claudia Gianferrari’. Sironi chiama l’amico: è un falso. Gli spiega il perché. Lo spiegherà anche nella lettera inviata ai carabinieri di Monza. Lo ha spiegato ieri al processo. Ora, Claudia Gian Ferrari era la gallerista con la quale Sironi ha lungamente collaborato e, nel 2007, fondato l’Associazione Sironi. Scomparsa il 24 gennaio del 2010, Gian Ferrari per almeno trent’anni è stata una delle protagoniste del mondo artistico italiano.

«Claudia Gian Ferrari - ha detto Sironi - non apponeva mai timbri e firme al verso dei dipinti, ma sempre e solo al verso delle fotografie. In più, il timbro è contraffatto, perché Gianferrari è scritto tutt’attaccato». Tre anni fa, a Milano i carabinieri invitano Sironi a visionare il dipinto del nonno. «L’ho visto dal vivo e ho confermato la falsità assolutamente palese». Al difensore dell’ambulante che gli ha chiesto le quotazioni dell’opera di Andy Warhol, Sironi ha risposto: «Non sono operatore del mercato, ma storico dell’arte, ognuno deve fare il proprio mestiere. Un solo quadro di mio nonno è stato venduto a meno di 1 milione. Chiedere a me la quotazioni del mercato di Warhol, è come andare da un ortopedico per farsi curare un occhio». In aula si tornerà il 10 luglio.

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