Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LE STORIE DI GIGIO

Quei viaggi con l’Ape, orizzonti senza fretta

Le imprese di Dalido Malaggi, con il fratello e un amico, sul mitico tre ruote Piaggio

Gilberto Bazoli

Email:

redazione@laprovinciacr.it

30 Dicembre 2024 - 05:25

Quei viaggi con l’Ape, orizzonti senza fretta

CREMONA - Ha fatto lui da apripista, con il tour dell’Italia. Poi è arrivato l’amico spintosi sino a Capo Nord. Dopo ancora si è aggregato il fratello. «E così abbiamo formato una squadriglia», se la ride Dalido Malaggi, 66 anni, impiegato in pensione, sindaco di Pessina Cremonese dal 2004 al 2014. «Ci chiamano i Tre dell’Ape Maria». Nel senso di Ape Car, il piccolo e celebre veicolo a quattro marce su cui compiono le loro imprese. «Siamo rientrati dall’Isola d'Elba e a primavera partiremo per la Sardegna. Sempre andata e ritorno dal nostro paese».

Il primo viaggio in solitaria del minore dei Malaggi risale al 2016, in sella al tre ruote uscito dalla fabbrica della Piaggio nel 1980 ed ereditato dal padre, Carlo, che l’aveva acquistato usato. «Il mio meccanico di fiducia, Rolando Soana, di Isola Dovarese, l’ha smontato completamente e ha rifatto il motore. Io l’ho grattato e verniciato per bene. Per toccare e rientrare dal lembo meridionale della Calabria ho percorso 3.504 chilometri in un mese, con una media giornaliera di 100-150 chilometri». Nel 2022 il figlio del casaro con la passione dell’Ape avrebbe dovuto replicare la sfida accompagnando Marco Bozzetti, 62 anni, ex presidente del Rally club Attilio Bettega, una vita al volante di camion e pullman, verso la punta più settentrionale della Norvegia, il comune di NordKapp, passando attraverso l’Europa.

Dalido Malaggi

«Ma non se n’è fatto niente. Ci è andato Marco qualche mese fa». L’ex primo cittadino si è rifatto con lo stesso Bozzetti e il fratello, Florindo, 70 anni, muratore, anche lui in pensione. «Siamo stati all’Elba, dal 27 settembre al 3 ottobre». Le tre Ape in corteo, rigorosamente una dietro l'altra. «Quella di mio fratello è rossa fiammante come la Ferrari. Ci siamo imbarcati a Piombino e abbiamo girato l'isola, con i suoi sali e scendi, in due giorni. Al porto e lungo il percorso le persone ci salutavano; altre, incuriosite, facevano un sacco di domande».

Il terzetto non era solo. «Come supporto tecnico potevamo contare su una coppia di amici, Valentino Sudati e Claudio Gandolfi, che ci hanno seguito in auto con un carrello. Erano pronti ad intervenire per qualsiasi emergenza, ma non ce n’è stato bisogno». La velocità massima dell’Ape è di 30-35 chilometri orari. «Ci muovevamo a cento metri di distanza per permettere i sorpassi fermandoci di tanto in tanto nelle piccole piazzole in modo da far defluire il traffico. Ma qualche accidente l’abbiamo preso ugualmente».


Il gruppo si è portato le tende da casa e ha pernottato nei campeggi. Non è mancato un momento difficile, più impegnativo degli altri. «Abbiamo percorso l’intera ultima tappa da Sarzana a Pessina sotto la pioggia e trovato in cima alla Cisa nubi basse, non si vedeva a un metro. Non era l’autostrada, ma la statale, tortuosa, costellata da salite ripide, con l’asfalto rovinato. Noi eravamo belli carichi con le vettovaglie, i sacchi a pelo, le taniche di benzina, le cassette degli attrezzi. Avevamo freddo perché l'Ape non ha riscaldamento. Muoversi in questo modo, poi, è sempre faticoso, il collo dà problemi perché c'è una tensione maggiore rispetto a quando si guida un’auto. Siamo rientrati esausti e congelati, ma entusiasti».

Tutti gli chiedono il perché di queste escursioni fuori dall'ordinario. «Sono sempre in difficoltà nel dare una risposta perché, probabilmente, una vera motivazione non c'è o sono molte. Mi piace, da un lato, zittire gli scettici, i gufi e, dall’altro, poter ammirare i luoghi più affascinanti della nostra penisola ripetendomi che la fretta non può essere mai mia compagna. Certo, per gettarsi in queste avventure non bisogna essere del tutto sani di mente».


La Piaggio ha annunciato di recente che dopo 76 anni l’Ape non sarà più prodotta negli stabilimenti di Pontedera (Pisa). Il veicolo, progettato nell’immediato dopoguerra dall'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio, che ha inventato anche la Vespa, verrà fabbricato esclusivamente in India, per il mercato locale e quello africano, dove le prescrizioni in materia di inquinamento sono meno rigorose rispetto all’Europa. L’addio ha colto di sorpresa l’ex sindaco. «Mi spiace, stiamo parlando di un simbolo italiano noto in tutto il mondo e con una storia gloriosa. È una specie di furgoncino molto comodo, impiegato da artigiani e piccole imprese. Io, ad esempio, me ne servo per portare i materiali in discarica mentre mio fratello lo riempie di legna per la casa».


C’è un’altra particolarità che unisce profondamente i tre amici, tutti originari di Pessina, ed è la generosità, l’impegno per gli altri. «Io e Florindo siamo volontari dell'Auser, Marco socio. Il nostro paese ha 500 abitanti contro i 2.000 degli anni Settanta e 240 iscritti all'associazione. Qui la solidarietà ha messo radici. Con il nostro Doblò o il mezzo del Comune accompagniamo gli anziani per le visite in ospedale. Siamo in 12 autisti, non abbiamo mai detto di no a nessuno». Dalido è anche responsabile dell’Officina dell’aiuto di Ca’ d'Andrea, una struttura dell'Auser provinciale. «Alle persone che ne hanno bisogno vengono dati in comodato d’uso gratuito letti, carrozzine, stampelle e altri articoli medicali».


Ma con l’inizio del nuovo anno sarà tempo di organizzare la seconda sfida della colorita squadriglia. «Ai primi di giugno vogliamo andare in Sardegna per vedere da vicino il mondiale rally dell’isola. Rimarremo via una settimana». A quanto pare, il pizzico di sana follia del trio è contagioso. «Un quarto ragazzo sta pensando di unirsi a noi, forse anche un quinto. Ci imbarcheremo a Genova». Meglio, stavolta, stare alla larga dalla statale della Cisa.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400