L'ANALISI
22 Novembre 2024 - 05:10
Gianfranco Rivaroli, 65enne di Torre de’ Picenardi, grande appassionato di api e produttore di miele di qualità
TORRE DE' PICENARDI - Erano 174 i produttori di miele arrivati da tutta la Lombardia e anche quest’anno è stato un trionfo per Gianfranco Rivaroli, 65 anni, per sua stessa ammissione una specie di «nomade delle api», apicoltore e produttore di miele da 35 anni. Una passione che gli è piovuta addosso tanti anni fa, quando dal papà di sua moglie ereditò 5-6 arnie. Da allora ogni giorno dedica un po’ del suo tempo alle api che tratta con cura e meticolosità, come merita ogni cosa preziosa. Il suo è un miele speciale tanto che anche quest’anno è stato premiato, anzi pluri premiato presso l’Abbazia di Chiaravalle (a Milano) dove ha vinto la Rosa d’Oro con la sua «amorpha fruticosa» e poi anche con il suo miele di «acacia». Inoltre, gli è stata assegnata anche la Rosa d’argento per il miele «Rododendro» e per il «Millefiori di alta montagna».
«Mi sono presentato con quattro tipologie di miele e tutte sono state apprezzate. Mi piace produrre varie qualità — spiega Rivaroli — , dalla Liguria arrivo fino a Sondrio, seguo le fioriture. In che modo? Carico il mio furgone, dove metto 15 arnie per volta. Vado direttamente sul posto, chilometri e chilometri. Pratico il nomadismo delle api, può sembrare una definizione forzata ma è verosimile». Rivaroli — ormai abituato a ricevere premi — ha anche un talismano speciale: «Devo molto a mia moglie Pierangela, perché lei supporta e sostiene la mia passione e anche le mie lunghe assenze, dedicandosi a tutto il resto, ovvero la vita familiare grave quasi interamente sulle sue spalle per consentirmi anche di essere libere nei miei spostamenti. Non sono parole di circostanza, le devo davvero moltissimo».
La produzione da sempre per Rivaroli deve avere una caratteristica ben precisa. «Io inseguo la qualità, punto a produrre miele pregiato. Mi piace ogni anno trasportare le mie api in montagna dove trovano condizioni ambientali decisamente migliori e dove ‘rifioriscono’. Devo ammettere che seguirle è una soddisfazione che ripaga dei tanti sacrifici, sia in termini fisici che di tempo». «La cosa che più mi preme — aggiunge l’apicoltore di Torre — è riuscire ad offrire un prodotto in grado di sorprendere il cliente o chi lo assaggia, ovvero regalare una vera e propria emozione a chi riesce a cogliere anche le minime sfumature del mio miele. In casa mia praticamente si usa solo questo prodotto, l’assaggiatrice a cui faccio riferimento e di cui mi fido ciecamente è mia moglie».
Infine, lo sguardo al futuro: «Spero che i giovani si appassionino alla produzione del miele, è un modo per rispettare le api e, più in generale, l’ambiente in cui si vive. Io sono anche cacciatore, ma devo ammettere che le api sono diventate la mia più grande passione. Lascerei tutto per le api. Oggi però l’attività è sempre più difficile, a causa del clima, delle temperature, dei problemi ambientali. Sul mio furgone spesso incollo anche un cartello con scritto: Salviamo le api. Lo dico a tutti: aiutatemi».
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