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L'OMICIDIO IMPUNITO

Delitto di Casalsigone, mezzo secolo senza la verità

Il 12 luglio 1974 nella frazione di Pozzaglio veniva uccisa con una coltellata Laura Bosetti, 14 anni. Non tutti però si sono dimenticati e qualcuno davanti al cippo ha portato dei fiori freschi

Felice Staboli

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fstaboli@laprovinciacr.it

12 Luglio 2024 - 05:25

Delitto di Casalsigone, mezzo secolo senza la verità

Laura Borsetti e il cippo di marmo bianco dedicatole

POZZAGLIO - Qualcuno ha portato dei fiori, rose e gigli, davanti al cippo. In fondo alla strada, battuta dal sole, in mezzo ai campi, ci sono le due curve ad angolo retto che accompagnano all’ingresso del paese. Sul marmo bianco poche parole: «A Laura 12 luglio 1974». Il cippo è lì da mezzo secolo. Proprio in questo punto, un venerdì di luglio di 50 anni fa si è fermata la storia di Casalsigone, frazione di Pozzaglio. Qui Laura Bosetti è stata accoltellata e uccisa. Un delitto rimasto impunito, ma non dimenticato. Domenica alle 11 nella chiesa di S. Andrea a Casalsigone sarà celebrata una messa in suffragio, come sempre accade ogni anno, su iniziativa della signora Franca, cugina di Laura.

I genitori di Laura


Il 12 luglio del 1974, 30 gradi all'ombra. Piena estate, il governo Rumor traballa, a Caorso è in arrivo la centrale nucleare, cinque giorni prima la Germania (Ovest) è diventata campione del mondo battendo l’Olanda in finale. Alle 17 comincia un’altra storia. «Quando la vidi, barcollante, che mi veniva incontro e mi chiedeva aiuto, pensai che le fosse capitato un incidente. Rallentai, mi avvicinai. Solo allora mi resi conto che nella mano aveva un coltello insanguinato». È un dipendente dell'Enel che parla, ha 26 anni. Sta lasciando il paese con la sua 600. La ragazza è Laura Bosetti, 14 anni. Capelli scuri, bella, molto bella. Poco più indietro, per terra, c'è la sua bici da donna, vicino a un muretto in pietre rosse. La ragazza riesce a salire in macchina, da sola. Butta fuori sangue, dalla bocca e dal naso. Il suo soccorritore raggiunge la stazione dei carabinieri di Castelverde. La comanda il brigadiere Mario Lupatini. Chiamano l'ambulanza e il prete per l'estrema unzione (don Giuseppe Soldi). Ma non servirà. La ragazza muore.


Laura, 14 anni, abita con il papà e la mamma in via Cremona 10. È stata pugnalata alla schiena, un colpo secco, dal basso verso l'alto, all'emitorace sinistro, all'altezza della settima costola. L'assassino ha usato un coltello con una lama di 13 centimetri e un manico in legno, di quelli che da cucina per alcuni lavori nei campi. È l'unica figlia di Maurizio Bosetti e Angela Consolandi. Maurizio, insieme al fratello Adolfo, lavora nei campi, da mattina a sera. Laura ha da poco finito la terza media. Vuole iscriversi alla scuola per geometri. Quel venerdì pomeriggio si incontra con alcune amiche. Poi in bici va nei campi, a portare da bere al papà e allo zio. Prende il bottiglione e parte. Arriva nei campi, dal papà Maurizio, poco distanti. Gli dà da bere e torna verso casa.

LA BICI A TERRA

Il brigadiere Mario Lupatini è il primo ad arrivare in via Cremona, nei pressi del muretto in mattoni. In terra c'è ancora la bici, una borsa con dentro un bicchiere. Sull'asfalto macchie di sangue, per trenta metri, quelli percorsi da Laura, prima di essere soccorsa. Comincia ad arrivare gente. Una sola domanda: chi è stato? Un solo pensiero: perché? Nella notte tra il 12 e il 13 luglio viene fermato un uomo. Le sue caratteristiche corrispondono a quelle della persona vista nei paraggi poco prima del delitto.

«Aveva un motorino rosso». E lui ce l'ha. Ha 34 anni, lavora come elettricista al macello comunale di Cremona. Ha già accumulato 8 denunce per atti osceni, tra il '73 e il '74. Tutti gli episodi sono avvenuti tra Castelverde, Livrasco, Casalsigone. Quel venerdì lo hanno visto nella zona. Viene interrogato dal Procuratore della Repubblica Fulvio Righi e dal giudice istruttore Fulvio Foglia. Gli indizi sono contro di lui. Ma di prove non ce ne sono. E soprattutto non c'è traccia di movente. Per di più, Laura è solo una ragazzina. Non ha una vita segreta. Chi l'ha uccisa l'ha accoltellata, senza toccarla. Martedì 16 luglio il paese si ferma. Bar e negozi chiudono per mezza giornata. Alle 18 i funerali: 14 corone di fiori, sette per parte, accompagnano il passaggio della bara trasportata a braccia. Molti sono costretti a restare fuori dalla chiesa. L'ultimo saluto è affidato alle parole di don Antonio Lupi.

I funerali

14 CORONE DI FIORI

Laura viene accompagnata al cimitero di Casalsigone. Il 19 luglio il giudice istruttore Fulvio Foglia formalizza l'arresto per l'uomo indiziato. Che però si difende: «Io non c’entro». La tensione è palpabile. Il 20 luglio anche il sindaco di Pozzaglio, il maestro Carlo Fumagalli, lancia il suo monito: «Chi sa, parli». Dopo qualche settimana l'indiziato viene rilasciato. Non ci sono prove contro di lui. Le indagini vanno avanti tra voci, sospetti, mezze frasi. Ma nessuna certezza. Tranne il dolore e la disperazione della famiglia Bosetti. Da allora è passato mezzo secolo. Una decina di anni dopo il delitto, è morta la signora Angela, mamma di Laura. Poi è morto il signor Adolfo, lo zio. Il papà Maurizio si è trasferito prima ad Olmeneta e poi a Soncino. E si è portato via da Casalsigone le due salme, della figlia e della moglie, per averle più vicine. Era il novembre del 2002. Poi, nel 2003, un tumore si è portato via anche il papà.

LE STESSE DOMANDE

Chiunque, entrando in Casalsigone, può vedere ancora il cippo in marmo con quei fiori freschi dedicato a una bella ragazza di 14 anni, Laura Bosetti, con quei fiori freschi davanti al cippo. Alcuni anni fa gli amici di Laura, divenuti ormai adulti, scrissero anche una bella lettera al giornale La Provincia, per ricordarla e dedicarle un pensiero. E le domande da allora sono sempre le stesse: chi ha ucciso Laura? Perché?

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