L'ANALISI
28 Giugno 2024 - 05:30
Il senatore Renato Ancorotti
CREMONA - Da capitano d'impresa, Renato Ancorotti pesca la metafora dal mondo del business: «La leadership è una dote innata, non un privilegio in vendita. L'amministratore delegato di un'azienda è responsabile dell'operato complessivo dei suoi collaboratori, errori compresi. A lui spetta rispondere in prima persona degli insuccessi dell'impresa, senza imboccare scorciatoie e senza mendicare pretesti: i 'non sapevo' e i 'non ho avuto tempo' non sono ammessi. Quando si assume un incarico se ne accettano onori e oneri. E si paga con la propria poltrona».
Il senatore cremasco di Fratelli d’Italia - fedelissimo di Giorgia Meloni ed eminenza grigia del partito in provincia di Cremona - usa toni duri per indirizzare un messaggio chiaro e netto al coordinamento territoriale: serve una rivoluzione al vertice. In allegato, un invito esplicito: dimissioni immediate.
Ancorotti parla a cuore caldo ma a mente fredda, a 72 ore dalla sconfitta del centrodestra alle elezioni amministrative. E il suo sfogo getta benzina sul fuoco dei malumori già manifestati da membri di spicco del partito come la recordwoman di preferenze Chiara Capeletti e l’ex capogruppo autoesiliato Alessandro Zagni. La misura della débâcle sta nei 192 voti che hanno scavato il solco fra il paradiso di Andrea Virgilio e l’inferno di Alessandro Portesani: «C’è chi ha etichettato il risultato come un ‘quasi pareggio’ - sbuffa il senatore -. Una definizione semplicemente inaccettabile: il centrodestra ha avuto l’occasione di conquistare la città, invece ha fallito. Chi ha preso in mano le redini cremonesi di Fratelli d’Italia, alla vigilia della campagna elettorale, aveva promesso aria buona. Ora, al contrario, l’aria è più viziata che mai, direi irrespirabile. Bisogna spalancare subito le finestre».
Un’immagine che è un invito perentorio. Al sovvertimento, più che al semplice rinnovamento. Perché, spiega il senatore senza troppi giri di parole, all’interno del partito la tensione è alle stelle: «C’è chi parla di correntismo in seno a FdI - dice -. Non vedo fazioni, piuttosto colgo gli effetti deleteri di certi individualismi ostinati. Qualcuno è convinto di poter decidere come meglio crede: è successo più di una volta nell’arco della campagna. E gli esiti sono sotto gli occhi di tutti».
Una bordata. A cui ne segue un’altra: «Non basta rastrellare voti o tessere di partito per diventare leader, in stile Cetto La Qualunque, a maggior ragione se si falliscono gli appuntamenti che contano davvero. Non solo nel capoluogo: a Casalmaggiore, ad esempio, FdI è rimasta fuori dal consiglio comunale».
E poi: «Parlare con la stampa prima di confrontarsi nelle sedi di partito significa informare i cittadini che non frequentano le segreterie politiche. Tacere adesso è impensabile: la gente deve sapere quello che sta succedendo. L’elettorato va sempre coinvolto nel dibattito».
Se il senatore è una furia con i vertici locali di Fratelli d’Italia, tuttavia assolve in pieno il candidato sindaco Alessandro Portesani: «La sua campagna è stata esemplare: da uomo della società civile, ha interpretato il ruolo al meglio, per questo lo ringrazio. Saprà confermarsi un profilo importante per il futuro dello schieramento di centrodestra».
Subito dopo, però, torna all’attacco: «A prescindere da tutto, resta il rammarico per la mancata possibilità di esprimere un candidato politico: ho sempre sostenuto che sarebbe stato necessario presentare figure provenienti dall’interno partito. Certe esclusioni, evidentemente, sono il frutto della volontà di non mettere in discussione le gerarchie».
Come dire: le carte vincenti sono state tenute nel mazzo per meri conflitti intestini. E Ancorotti torna a puntare il dito contro la strategia decisionista: «La bocciatura dell’ex coordinatore cittadino? Ne sono venuto a conoscenza a giochi fatti, è stata una scelta presa al di fuori del coordinamento. Alla faccia della collegialità…».
Quindi, l’affondo finale. Pesantissimo. «Intuisco l’esistenza di una regia occulta. Le scelte chiave di questa campagna elettorale sono state ispirate da qualcuno che opera al di là del perimetro del partito. E questa è una cosa inspiegabile e intollerabile».
In seno a Fratelli d’Italia la resa dei conti è vicinissima.
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