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Allarme Cesio, container dell'Acciaieria Arvedi bloccati al porto di Cagliari

Alcuni avrebbero avuto valori anomali di radioattività. Indagini interne avviate: «Un caso isolato e circoscritto, nessun rischio»

La Provincia Redazione

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13 Maggio 2024 - 21:56

Allarme Cesio, container dell'Acciaieria Arvedi bloccati al porto di Cagliari

CREMONA - Alcuni container provenienti dall’Acciaieria Arvedi e contenenti scorie derivanti da fumi di acciaieria sono stati sequestrati al porto di Cagliari la notte fra il 10 e l’11 maggio perché una parte avrebbero anomali valori di radioattività. Diretti alla Portovesme Srl, di proprietà di una società controllata​ del gruppo Glencore, i container erano destinati all’impianto della vicina Portoscuso per il trattamento di queste ceneri che qui avrebbero dovuto essere rilavorate per estrarre i residui di metalli nobili. Solo uno dei container è arrivato a Portovesme e qui l’impianto radiometrico ha dato l’allarme, rilevando la presenza di radioattività da Cesio 137. Le altre ceneri sono rimaste nel porto di Cagliari.


Dall’Acciaieria Arvedi si fa presente che si tratta di un episodio rarissimo visti i controlli continui e comunque previsto dalle procedure operative di sicurezza, subito scattate. Una nota dell’azienda spiega che «mediante il sistema di sorveglianza radiometrica installato presso Acciaieria Arvedi, è stata rilevata la presenza di contaminazione da Cesio 137 su una quantità di polveri di abbattimento fumi della linea 2. Dalle indagini interne, immediatamente avviate, mediante la procedura operativa adottata in azienda che prevede di contattare l’esperto qualificato, Leonardo Priori, e il suo delegato incaricato dall’azienda, la contaminazione risulta probabilmente accaduta il 3 maggio scorso e rappresenterebbe un caso isolato e circoscritto».

«L’esperto qualificato ha infatti condotto tutte le misurazioni delle diverse sezioni di impianto e il materiale risultato contaminato è stato prontamente rimosso, sigillato, segnalato e isolato in un’area che risulta lontana decine di metri da qualsiasi postazione di lavoro. Le misurazioni proseguono costanti e consentono un monitoraggio continuo e allo stato rivelano misure nella norma, senza alcun rischio di pregiudizio per la salute dei lavoratori e per l’ambiente».

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