L'ANALISI
05 Marzo 2024 - 18:16
RIVAROLO MANTOVANO - No all’uso di liquidi nel concorso dei Madonnari a Grazie di Curtatone. In estrema sintesi è questo il contenuto di una lettera aperta scritta da un gruppo di Madonnari appartenenti all’Associazione Madonnari Rodomonte Gonzaga APS, che si impegna a salvaguardare la tecnica madonnara e altre tecniche antiche e a divulgare l’arte, come «traino per un evoluzione umana globale».
«Abbiamo appreso con rammarico - dicono - le modifiche apportate alla tecnica del gessetto a secco dagli organizzatori del concorso dei Madonnari a Grazie di Curtatone, tempio dei Madonnari. La modifica della tecnica consiste nell’introdurre un veicolo liquido: questo gesto modifica profondamente la cultura che ci è stata tramandata dai nostri predecessori». I madonnari del sodalizio rivarolese segnalano poi i punti che rendono a loro avviso questo cambiamento «fortemente sgradevole». Anzitutto «si cancellano 49 anni di tradizione». In secondo luogo «si riscontra un deplorevole e scarsissimo rispetto verso chi ha portato a Grazie la tecnica del gessetto a secco, rendendo il concorso dei Madonnari di Grazie unico al mondo».
L’introduzione di un veicolo liquido significa, continuano i madonnari, che «la tecnica non è più a secco ma diventa tecnica mista a gessetto» e «in questo modo sparirà la casa dei Madonnari e il concorso diventerà un festival o un concorso madonnari come tanti, ma perderà la sua caratteristica principale; forse rimarrà solo il museo a indicare il meraviglioso passato». L’Associazione Gonzaga rimarca poi che la tecnica a secco «evidenzia le vere capacità del madonnaro, mentre la tecnica mista le camuffa, agevolando il lavoro». Inoltre «il pubblico che viene ad ammirare le opere non va ingannato: la tecnica da madonnaro è a secco, non mista e i soggetti sono quelli della tradizione religiosa popolare cristiana. Nel caso specifico del cinquantesimo, l’introduzione di un tema imposto, quello di Dante, toglie la libertà di espressione del madonnaro, l’opera diventa una commissione di lavoro e si snatura l’essenza del madonnaro libero».
I componenti del gruppo riferiscono che prima di scrivere questa lettera aperta hanno parlato con gli organizzatori, «trovando sia gentilezza che maleducazione: la loro risposta rispetto a questi cambiamenti è che i madonnari si devono evolvere ai tempi moderni. Ma l’evoluzione non passa dal distruggere una tecnica: chi fa così non conosce la materia. Tutte le tecniche sono eterne: ci sono le tecniche fondamentali, che poi possono diventare miste e non è detto che una tecnica antica non possa diventare attuale, può evolversi senza che la si distrugga. Se aveste interpellato i veri amanti dell’arte, vi avrebbero indicato con profonde riflessioni un percorso molto attuale che avrebbe coinvolto maggiormente le nuove generazioni per altri 49 anni (parlando di evoluzione). È molto strano che, se amate l’arte, non arriviate a capire come fare o almeno a provarci, prima di far sparire una tecnica fondamentale per l’arte madonnara. Ci viene il dubbio che valga di più il vostro ego che l’arte».
In chiusura, «rispettando l’arte e la tecnica, proviamo un profondo rammarico quando le si usa impropriamente; la tecnica applicata all’arte esprime felicità, unione, evoluzione, serenità, conoscenza, libertà per gli artisti e per gli osservatori e e per gli artisti, quando questo non accade, c’è il nulla. Voi organizzatori del cinquantesimo vi assumerete la responsabilità di quello che fate e sarete ricordati come coloro che hanno distrutto in modo cosciente il più antico concorso dei Madonnari con la tecnica del gessetto a secco».
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