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UNIONE TRA COMUNI

Pieve D'olmi e San Daniele, perché sì e perché no della fusione

Il Comitato per il Sì incontrerà questa sera la cittadinanza alle ore 21. Per i contrari più dubbi che certezze

Antonella Bodini

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redazione@laprovinciacr.it

21 Settembre 2023 - 05:15

Pieve D'olmi e San Daniele, perché sì e perché no della fusione

I municipi di Pieve d'Olmi e San Daniele Po

PIEVE D'OLMI/SAN DANIELE - A pochi giorni dal voto che potrebbe cambiare la sorte dei due paesi ultimi incontri per permettere ai cittadini interessati di avere tutti gli strumenti per una scelta consapevole. Il Comitato per il Sì incontrerà questa sera la cittadinanza alle ore 21 presso la casa della cultura a Pieve d’Olmi.

«Credo si debba ragionare in modo lungimirante rispetto alla questione del voto – spiega Giuseppe Fava portavoce del Comitato per il sì –. Approvare questa fusione è innanzitutto importante per il futuro di due piccole realtà come le nostre: ci sarebbe una maggiore garanzia di servizi, incrementi di fondi da poter usare, un’ottimizzazione del lavoro, visto che i due comuni sono sottodimensionati come dipendenti, e si unirebbero le forze a vantaggio del cittadino. Avere più personale significa anche garantire un’apertura degli uffici ad esempio o creare sinergie per fronteggiare gli interventi in campo sociale o scolastico. La fusione aggiunge servizi, non li toglie in nessun caso e su questo voglio rassicurare in modo chiaro e netto chi pensa il contrario».

Giuseppe Fava

Indubbiamente il nodo del debito è uno degli aspetti che più spaventa i cittadini. «Il debito fuori bilancio del comune di San Daniele, ma in generale la situazione finanziaria dei due enti, ha certamente un peso, e lo dico senza timori. Ma sono anche molto fiducioso a riguardo. C’è un commissario prefettizio che controlla e ha fatto un piano di rientro programmato, i fondi verranno spesi sia per appianare i debiti, ma anche per implementare i servizi. La fusione è il futuro del nostro territorio, anche il governo ragiona in questo senso e l’indirizzo che viene dato è quello di caldeggiare questo tipo di operazioni. La conferma è che di recente è stata prorogata l’erogazione dei contributi per le fusioni a quindici anni con un aumento di cinque anni rispetto alla normativa precedente».

IL COMITATO DEL «NO»

Hanno incontrato ieri sera la cittadinanza presso la casa della cultura di Pieve d’Olmi per dibattere le ragioni del no con un talk show che ha alternato anche momenti musicali e letterari. I portavoce del comitato No a questa fusione hanno le idee molto chiare. «Noi non siamo contrari alla fusione come principio, ci vogliamo opporre a questa fusione in particolare. Con un paese che ha un dissesto economico conclamato» spiega Simone Priori, uno dei rappresentati del no.

Simone Priori

«E ribadisco con forza le ragioni del rifiuto a questo processo. La questione del debito credo sia predominante nella decisione di non sostenere questa fusione. I fondi governativi che dovrebbero essere erogati, 404mila euro dal primo anno, verrebbero usati quasi esclusivamente per pagare il debito del comune di San Daniele Po e il piano di ammortamento previsto si estinguerà nel 2040. La corte dei conti, cito fonti ufficiali e consultabili anche online, inoltre ha dichiarato che il debito è più alto di quanto dichiarato nel documento di fusione e questo comporta un ulteriore preoccupazione rispetto al futuro reale dei due comuni. Come si può pensare di migliorare tutti gli altri servizi? Credo fermamente che la situazione sia insostenibile».

Priori aggiunge anche che l’iter burocratico abbia avuto qualche intoppo e che «perfino nella maggioranza del consiglio comunale di Pieve d’Olmi non c’è stata unanimità verso la piena fiducia al progetto di fusione». Recrimina anche sulle modalità con le quali si è arrivati alla proposta del referendum. «C’è stata una mancata interazione con i cittadini: abbiamo saputo del progetto di fusione a cose fatte, nessuno si è premurato di capire se gli abitanti dei due comuni fossero interessati o d’accordo, non ci sono stati sondaggi o incontri preparatori. Tutto è stato fatto in modo frettoloso con scarsa chiarezza. Semplicemente a cose fatte, ci chiedono di votare». 

SINDACI CONCORDI: «IL CAMBIAMENTO NON VA TEMUTO»

Ultime battute prima del silenzio elettorale per i due sindaci in vista del referendum di domenica. «È sicuramente un momento epocale per il nostro territorio – afferma il sindaco di Pieve d’Olmi Attilio Zabert – e votare no significa avere paura del cambiamento. La fusione porta ad un miglioramento notevole di servizi con la conseguente riduzione dei costi. Innesca anche una serie di benefici che i fondi governativi porteranno».

I sindaci Attilio Zabert e Davide Persico

Concorde anche Davide Persico. «È una bella opportunità estremamente democratica. Scegliere di votare sì è scegliere di avere un futuro. Non solo, la fusione darebbe anche un peso politico diverso visto che il nuovo comune raddoppierebbe gli abitanti. E a chi teme problemi economici dico che la futura amministrazione deciderà in proporzione come usare i fondi per risanare il bilancio».

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