L'ANALISI
RIVOLTA D'ADDA: IL CASO
13 Giugno 2023 - 19:54
RIVOLTA D'ADDA - Prima il titolare del maneggio, poi la vittima della violenza sessuale hanno guardato l’imputato. «Non è lui». Lui è Asif, pakistano di 30 anni, finito sotto processo «per un errore di persona» e oggi assolto dall’accusa di aver afferrato «rapidamente» Giulia, di averla abbracciata e tenuta stretta a sé «in modo ossessivo», di aver tentato di baciarla e di averle palpeggiato il seno nella selleria del maneggio Parco Adda Cavallo, il 10 luglio del 2021. Quando lui, Asif, si trovava a 835 chilometri di distanza da Rivolta d’Adda, al centro di accoglienza di Eboli (Salerno).
Dal 2022, il pakistano ha un lavoro al maneggio Quadrifoglio di Peschiera Borromeo (Milano): fa le pulizie. A Rivolta d’Adda non ci ha mai messo piede. Per Asif oggi è finito l’incubo. La Procura ora si rimette al lavoro per individuare il vero molestatore di Giulia, che con la sua famiglia da tre mesi frequentava il maneggio. Lì avevano due cavalli. E sempre lì, quel 10 luglio, «finito di montare, nella selleria, inaspettatamente mi sono trovata lui che, inaspettatamente, mi ha abbracciato stretto, in modo oppressivo. Cercavo di dimenarmi, ma lui era più forte di me».
Il groom trentenne puliva i cavalli, dava loro da mangiare. La selleria non rientrava tra le sue mansioni. Fu poi licenziato. «Nell’ultimo periodo era insistente, voleva aiutarmi nel preparare il cavallo, ma io non volevo. Nelle ultime due settimane mi aveva proposto spesso di bere il caffè. Ho sempre rifiutato». Quel sabato di due anni fa «è stato particolarmente insistente». In selleria «io mi sono divincolata, mi ha messo mano e braccia sul seno. Gli ho detto: ‘In maneggio ci sono i miei genitori’. Non ho urlato, gli ho fatto presente che non volevo. Lui si è spostato e siamo usciti. Sarà durato 30 secondi, un minuto. Sono salita in auto con i miei genitori e ho raccontato loro quello che mi era successo. In selleria da sola non ci sono più andata».
Giorni dopo, mentre Giulia era in vacanza con mamma e papà, il pakistano le inviò sul telefonino due video: «In uno c’erano due bambini pakistani con due fucili giocattolo», nell’altro «cavalli maltrattati». E poi «mi ha mandato la foto del mio cavallo. L’ho presa per una minaccia». Il 2 agosto la ragazza si presentò ai carabinieri e lo querelò. Ma sotto accusa c’è finito Asif. Storia di una carta di identità smarrita da Asif e di una denuncia presentata in Questura l’8 agosto del 2022.
«Fondamentale» è stato il confronto tra titolare del maneggio, vittima e imputato, disposto la scorsa udienza dal Tribunale. Un confronto invocato sia dal pm sia dall’avvocato della difesa Manila Filella e dalla collega Raffaella Parisi, sia dall’avvocato di parte civile Davide Montani. Quel giorno, Asif si era difeso: «Sono arrivato in Italia, a Trieste, o il 4 o l’8 luglio del 2019». A Trieste rimase «circa quattro, cinque mesi. Avevo avuto una paralisi a una parte del corpo e sono stato curato in una clinica di Trieste».
E sempre a Trieste «ho fatto richiesta di asilo». Poi, a fine 2019 si trasferì al Sud. Venne ospitato al centro di accoglienza di Eboli. «Finché ero lì, c’era un registro dove firmavo le presenze. È un foglio della Questura di Salerno». Da gennaio 2022, Asif lavora al maneggio di Peschiera Borromeo. L’avvocato Filella ha depositato il contratto di assunzione prima a tempo determinato, poi indeterminato alla cooperativa Il Nuovo Quadrifoglio. Asif a Rivolta d’Adda non c’è mai stato.
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