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LA SPESA PER IL WELFARE

Occupati e pensionati, la provincia di Cremona è ultima in Lombardia

Nel territorio cremonese 109 attivi ogni 100 ex lavoratori. La media regionale è 123, quella nazionale 111

Alberto Guarneri

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redazione@laprovincia.it

08 Maggio 2023 - 05:00

Occupati e pensionati, la provincia di Cremona è ultima in Lombardia

CREMONA - Tutto lo Stivale invecchia e, purtroppo, con esso tutta la provincia. A dirlo impietosamente sono i numeri snocciolati da ‘Il Sole 24 Ore’, che ha analizzato il rapporto tra occupati e pensioni erogate dall’Inps provincia per provincia. A livello nazionale ci sono 111 lavorativi attivi ogni 100 pensioni, un dato pericolosamente non lontano dalla soglia della parità.

Cremona si ferma a 109, numero che nonostante sia sostanzialmente in media con i rilevamenti nazionali risulta essere poco confortante, oltre a relegare il territorio all’ultimo posto nella graduatoria lombarda. In Regione si viaggia infatti sui 123 lavoratori attivi ogni 100 pensioni: Cremona è sotto e nemmeno di pochissimo. A farla da padrone è Monza e Brianza, che con i suoi 146 è appena fuori dal podio nazionale, mentre Milano si ferma a quota 133, superata da Brescia e Lodi che ne fanno registrare rispettivamente due e uno in più.


Eppure teoricamente il terreno non è mai stato così fertile. Oltre alla crescita del Pil in seguito al crollo pandemico, l’Istat racconta di oltre 23 milioni di occupati in tutta Italia, livelli mai raggiunti dal 2004 quando vennero avviate le rilevazioni mensili. Tuttavia, stando ai numeri, è una crescita che sembra non bastare. Sempre dalle colonne de ‘Il Sole 24 Ore’, in un’intervista rilasciata la settimana scorsa, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ci era andato giù pesante: «Non esiste età pensionabile e non esiste riforma della previdenza che sia compatibile con gli attuali tassi di natalità in Italia».

Dino Perboni

Parole inequivocabili e sorrette dalle nude cifre, che spingono ad una riflessione, come suggerisce Dino Perboni, segretario generale Cisl Asse del Po: «Se la risposta al problema della natalità è l’innalzamento dell’età pensionabile – ha spiegato Perboni – vuol dire che si sta affrontando la questione dalla coda anzichè dal capo. Nessun sistema è in grado di reggere in prospettiva se non si prevedono investimenti sulla famiglia e sui giovani e non è certo da oggi che insistiamo su questi temi. È necessario invertire il trend generale, cominciando a considerare famiglie e figli come punti di forza ed opportunità, non come un peso».

Perboni entra poi nel dettaglio: «Gli investimenti servono per il sostegno delle famiglie con più figli a carico, per l’attivazione di servizi concreti. Senza dimenticare il tema dell’occupazione femminile, mondo nel quale sempre più spesso si assiste a donne costrette a rinunciare ad occasioni lavorative in quanto madri. Molti paesi europei sono decisamente più avanti di noi: parlo di conciliazione tra vita e lavoro, di sostegno agli studi per i giovani e alle madri lavoratrici». E ancora: «Non è solamente un discorso di previdenza. Il nostro Paese può avere un futuro solo se decide di ripartire dai giovani. Questo però da solo non basta: siamo davvero destinati alla desertificazione se non pensiamo anche all’integrazione degli immigrati, che rappresentano un ampio bacino di forza lavoro, soprattutto nel comparto agroalimentare».

L’ultimo posto di Cremona in Lombardia fa riflettere e le politiche per la natalità, sempre che vengano realizzate e che siano realmente efficaci, da sole non bastano, soprattutto a breve termine. La partita, secondo il segretario generale Cisl, in ambito locale si gioca anche su altri campi: «Oltre all’invecchiamento, c’è da considerare la fuga di talenti dal nostro territorio. È innegabile - afferma Perboni —che la zona del milanese possegga una sorta di effetto calamita, che va a sottrarre al Cremonese e non solo lavoratori giovani e meno giovani, con ovvie conseguenze sul dato dei lavoratori attivi. Credo che la nostra sia una provincia laboriosa e rigogliosa, ma che ha comunque la necessità di lavorare ancora di più sulle proprie eccellenze, aumentando la capacità di offrire lavoro sul territorio. In una parola, rendersi attrattiva».

La direzione intrapresa da Cremona e provincia, secondo Perboni, è però quella giusta. «il Comune punta forte sull’Università e ciò non può essere che un bene, inoltre sono diverse le imprese che scelgono di perseguire la qualità, ragionando in prospettiva. Attrattività vuole però dire anche rafforzamento delle infrastrutture: il potenziamento del servizio ferroviario e il collegamento autostradale tra Cremona e Mantova sono interventi dai quali non si può prescindere».

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