L'ANALISI
11 Aprile 2023 - 09:27
Il Garante della Privacy italiana ha recentemente bloccato l’utilizzo di ChatGPT, strumento basato sull’intelligenza artificiale messo a punto con tecniche di apprendimento automatico e specializzato nella conversazione con utenti umani. Perché e in quale modo in Italia si è giunti a questa decisione? Sei mesi fa la comparsa di ChatGPT ha permesso a tutti di comprendere le opportunità e le potenzialità dell’intelligenza artificiale, dopo una discussione durata oltre vent’anni. In un breve lasso di tempo questa tecnologia è stata utilizzata in tutto il globo per le finalità più svariate: dalla compilazione di ricette culinarie alla costruzione di documenti e, addirittura, di interi manuali.
Il Garante, evidenziando criticità legate alla protezione dei dati personali, ha chiesto allo sviluppatore OpenAI, organizzazione senza fini di lucro, di introdurre una serie di adeguamenti, pena la chiusura. Ovunque si è scritto ‘L’Italia ha chiuso ChatGPT’. Ma a questo proposito è utile una puntualizzazione: OpenAI, di fronte all’opposizione di un unico Paese, ha stimato il peso di mercato dell’Italia e, quindi, ha sostanzialmente fatto spallucce. Tanto che il ceo Sam Altman ha twittato: ‘L’Italia è uno dei miei Paesi preferiti e non vedo l’ora di tornarci presto’. La decisione del Garante innesca due distinte riflessioni. La prima riguarda le tempistiche di perfezionamento: una tecnologia con meno di sei mesi di vita deve essere regolata immediatamente oppure è giusto lasciare aperto il processo di innovazione?
Negli Stati Uniti si accorda priorità alla sperimentazione, mentre in Europa si preferisce tendenzialmente intervenire subito sul profilo normativo. Il secondo tema concerne la posizione dell’Italia all’interno del sistema europeo: perché il Garante italiano è intervenuto unilateralmente senza prevedere un confronto di respiro continentale? Ritengo sia fondamentale adottare un approccio di complessità impostato su una riflessione collettiva e condivisa, così da coordinare un modello di sviluppo coerente e armonico all’interno dell’Unione Europea.
Al di là della mossa dell’Italia, che probabilmente costerà al Paese e al suo sistema imprenditoriale un grave ritardo sul fronte dell’implementazione dell’intelligenza artificiale con conseguenze non irrilevanti, le implicazioni dell’introduzione di uno strumento come ChatGPT sono di enorme portata. Il principale interrogativo riguarda l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro. Ad oggi resta impossibile fare previsioni, ma è certo che questo tipo di tecnologia è destinata a soppiantare una parte significativa delle attività e delle mansioni umane. Altrettanto certo è che chi teme la distruzione di milioni di posti di lavoro non può pensare di opporsi alzando un muro: sarebbe come provare a fermare il vento.
L’innovazione va affrontata anzitutto lavorando sulla formazione delle persone. Gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale rappresentano un supporto al lavoro umano nel momento in cui competenze sempre più avanzate consentono di portare le tecnologie là dove non possono arrivare da sole. Nelle attività che richiedono skill di basso livello, sistemi come ChatGPT renderanno sostituibili i lavoratori. Allo stato attuale possiamo ipotizzare che la maggior parte delle operazioni di scrittura di contenuti — come quelle degli avvocati e anche dei giornalisti — possa essere pesantemente automatizzata. Ad esempio, le nuove implementazioni di Microsfot Office permettono di utilizzare dati per ottenere risposte con estrema facilità.
La prospettiva corretta da adottare prevede la trasformazione dell’intelligenza artificiale in un potente braccio operativo che consenta di potenziare il focus sulla qualità del lavoro analitico e di contesto, anziché sull'elaborazione. Ciò comporta un’importante rivoluzione: quella del lifelong learning. In ogni attività sarà necessario prevedere una formazione continua con studi approfonditi e capacità di adattamento costante. Perché questa strategia diventi sistemica occorre uno sforzo corale che coinvolga le istituzioni, le aziende e il mondo universitario e delle formazione professionale. Talent Garden è già pronta a raccogliere questa sfida incrementando in misura esponenziale le ore di formazione erogate per dare un nuovo ed essenziale slancio alla capacità produttiva.
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