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«Fusioni? D’accordo, ma non soltanto tra i piccoli»

Il sindaco Vairani in linea col collega di San Bassano e rilancia: «Dimensione ideale di 30 mila abitanti»

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

01 Novembre 2022 - 19:46

«Fusioni? D’accordo, ma non soltanto tra i piccoli»

SORESINA - Fusioni tra Comuni. Roba da piccoli centri? Proprio no, secondo il sindaco Diego Vairani, al vertice dell’amministrazione di Soresina, città di ottomila abitanti: «Sono favorevole da sempre ma non è un tema nuovo, se ne parla in realtà da 40 anni. Abbiamo purtroppo il solito vizio campanilistico italiano. Fosse per me, non guarderei solo all’anello intorno a Soresina con Casalmorano, San Bassano, Genivolta e Cappella Cantone ma a Castelleone. Lo dissi già al collega Pietro Fiori, allora come battuta, dopo la rielezione del 2019. Fondendoci, saremmo una realtà da oltre 20 mila abitanti. Una forza trainante per il territorio e senza perdere ognuno la propria identità. Ma temo che finché lo Stato non obbligherà i municipi, non se ne farà nulla».


Dopo Giuseppe Papa di San Bassano, la squadra dei sindaci pro fusioni ingrossa le sue file. L’ingresso è di quelli eccellenti, anche perché Vairani, in realtà da sempre favorevole, è primo cittadino del quinto Comune più grande della provincia dopo Cremona, Crema, Casalmaggiore e Castelleone. Un centro che, comunque, per Vairani è da sempre troppo piccolo: «Che realtà come Soresina o Castelleone, con otto, nove o diecimila abitanti siano considerate punti di riferimento, addirittura cittadine di grandi dimensioni, è un’anomalia assoluta. Basti pensare al Milanese, dove una piccola-media cittadina ha più di 30 mila abitanti, con le dimensioni e i servizi di Crema. Questa, credo, sia la dimensione giusta da raggiungere per permette un ottimale funzionamento degli uffici».

Fondersi, quindi. Il motivo è strettamente tecnico: «L’esempio è semplice e oggi più che mai deve farci riflettere. Ci sono Comuni piccoli e medi che, paradossalmente, avrebbero accesso a fondi del Pnrr per opere importantissime, ma non hanno il personale tecnico in grado di seguire tutte le procedure. Il problema è tutto qui, è tecnico prima che politico. Devono essere i tecnici a parlare e a spiegare come e perché unirsi convenga».


Schierarsi sì, ma senza farsi troppe illusioni: «Credo sia arrivato il momento di parlarne, ma anche di accelerare queste chiacchierate, perché il problema costi-servizi oggi è prioritario. È anche vero che c’è stato il caso Castelleone Fiesco. Non sono bastati i milioni di euro promessi dallo Stato per convincere il municipio più piccolo ad arrivare al risultato che sarebbe stato più conveniente ai cittadini. Poi ci sono anche i problemi delle divisioni politiche, dei sindaci che ogni cinque anni possono cambiare colore politico e quindi idea. Torno a dire, serve fermezza dall’alto».

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