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VERSO LE ELEZIONI

Renzi all'attacco: «Non dobbiamo sperare che vinca il meno peggio»

Il leader di Italia Viva sul palco di Villa Barni della Scala a Robecco d’Oglio

La Provincia Redazione

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20 Settembre 2022 - 22:41

Renzi all'attacco: «Non dobbiamo sperare che vinca il meno peggio»

ROBECCO D'OGLIO - Durante la giornata, fra mattina e pomeriggio, ha rimarcato la «differenza» fra Mario Draghi e Giuseppe Conte. Su Draghi: «Un italiano che ottiene i massimi riconoscimenti in tutto il mondo e che viene mandato a casa da Meloni, Salvini e Conte. E ora famiglie e imprese ne pagano le conseguenze». Su Conte: «Continua ad istigare all’odio. Quando uno dice ‘se tolgono il reddito di cittadinanza ci sarà la guerra civile’, usa un linguaggio identico a quello di Trump. Io non prendo lezioni sulla povertà, ma il reddito di cittadinanza è un fallimento e i responsabili sono Conte, Di Maio e Salvini. Se vi piace il reddito, votateli ancora».


E in serata, dal palco di Villa Barni della Scala a Robecco d’Oglio, Matteo Renzi ha continuato ad attaccare. Dritto al punto, come nello stile del leader di Italia Viva. «Non dobbiamo sperare che vinca il meno peggio» ha dettato subito la linea inquadrando nella tornata elettorale «un’occasione per tornare a una politica che preferisca la competenza alle false promesse, alla retorica e all’incompetenza».


Appena arrivato, accolto dagli scroscianti applausi dei numerosi sostenitori, il senatore ex segretario nazionale del Pd ha scherzato con il pubblico, evidenziando l’inadeguatezza di Conte, Letta e Meloni di fronte al presidente del Consiglio, Mario Draghi, l’altro ieri premiato a New York come statista dell’anno. Racconta di quando ha incontrato a New York Henry Kissinger: «Si è congratulato per le riforme culturali». Insomma, per Renzi Draghi resta la strada maestra. E sulla sua non disponibilità a ricoprire un secondo mandato da presidente del Consiglio, Renzi è certo che «non avrebbe potuto dire altrimenti».


Passa in rassegna le altre coalizioni, Renzi, spiegando ai pochi indecisi presenti perché preferire il Terzo Polo agli altri avversari politici. «Più che statista, la Meloni andrebbe chiamata ‘sta testa». Renzi, animale da palcoscenico, non risparmia nessuno. «A Salvini non perdonerò mai di avermi costretto a fare un governo con i 5 Stelle». Definisce poi «inimitabile» Berlusconi, che nel 2018 votò l’accordo di Dublino, e lo imita scherzosamente. Passa poi al Pd: «Un centrosinistra che vuole aumentare le tasse e un Partito Democratico che sta inseguendo i grillini». Secondo Renzi «il Pd copia tutte le proposte del M5S tre anni dopo». Bersaglio preferito degli attacchi di Renzi è l’ex presidente Conte: «È uno scandalo durante questa campagna elettorale. Il reddito di cittadinanza è diseducativo: con 400 euro al mese non esci dalla povertà, anzi, perpetui un sistema clientelare pericoloso».


E cita i suoi esempi di vita, tra cui don Primo Mazzolari, che il tema della povertà lo affrontarono in maniera diversa. Commenta poi la strana coppia Renzi/Calenda: «Tra me e Calenda, io sono quello moderato: stranamente siamo andati d’accordo». Le ambizione del Terzo Polo: «Sono grandi — spiega — e le elezioni di domenica non sono la fine, ma l’inizio di un percorso comune». Poi lo sguardo alle prossime tornate elettorali e alle Europee del 2024: «Saremo il primo partito».

DI GIULIO SOLZI GABOARDI

FOTO: FOTOLIVE/JACOPO ZANINELLI

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