L'ANALISI
18 Agosto 2022 - 11:03
AZZANELLO «Sono sereno e pronto ad affrontare il prossimo grado di giudizio». Ieri Carlalberto Presicci, 59enne azzanellese ex comandante della Polizia locale di Desenzano del Garda (Bs), era irraggiungibile ma ha confidato questi suoi pensieri ai legali Alessandro Asaro e Sara Palagiano, difensori iscritti al Foro di Brescia e componenti il collegio difensivo nel processo che lo vede imputato per un danno erariale al Comune di Desenzano del Garda a causa di una falsificazione del titolo di studio. Sostanzialmente il capo-vigile, che ha presentato le sue dimissioni il novembre 2020, avrebbe ricoperto per circa 24 anni il suo ruolo senza le necessarie qualifiche. Roma ha presentato il conto e rivuole gli stipendi incassati dal ‘97 a oggi (più di 900 mila euro). Gli avvocati faranno ricorso. Si aprirà poi il capitolo penale. Al momento non sono stati resi noti, in quest’ambito, i capi d’imputazione.
Sarà battaglia legale sui tecnicismi e cavilli, ma anche su buone intenzioni e lavoro impeccabile, quella che vede imputato Presicci, l’ormai ex ufficiale della municipale lacustre finito a processo per aver presentato in sede di concorso una laurea falsa. Il fatidico ‘guaio’ nell’ormai lontano inverno del 1996, quando la Capitale del Garda stava cercando un nuovo reggente. Il certificato rilasciato dall’ateneo di Parma che lo insigniva del titolo di dottore in Giurisprudenza era poco più che una fotocopia casalinga. Non è dato sapere se sia arrivata una soffiata o se la rete dei controlli a campione abbia funzionato a dovere, fatto sta che le carte del concorso sono finite sulle scrivanie della Procura. Seguiranno le dimissioni presentate al Comune, nel frattempo informato delle indagini. L’ente stesso chiamerà l’Università: «Presicci laureato qui? No. Non l’abbiamo mai visto».
Ammetterà subito il suo comportamento. «Uomo di grande serietà e professionalità – commentano i legali – Cercheremo di far valere questi e altri aspetti di una sentenza da affinare». Agli atti resta, in effetti, che per 24 anni, quasi nessuno abbia mosso particolari rimostranze. Oltre alla laurea fasulla.
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