L'ANALISI
17 Agosto 2022 - 05:05
PIZZIGHETTONE - «Eli sempre nei nostri cuori». E poi una data, quella che hanno stampata impressa nella memoria e che non potranno mai dimenticare: il giorno in cui un terribile destino ha strappato alla vita, troppo presto, Elisa Conzadori. Lunedì, anniversario di quel 15 agosto 2020, poco prima dell’ora di pranzo il fidanzato e i familiari della 34enne pizzighettonese si sono recati al passaggio a livello di Maleo. Davanti alle sbarre oggetto di perizie e controperizie, davanti ai binari dove la Citroen C1 rossa della ragazza è stata travolta da un treno regionale. Un dolore composto, il loro. Carico di dignità ma anche di inevitabile rabbia, perché a 24 mesi dal dramma mancano ancora risposte. E, soprattutto, mancano colpevoli. Quello che è successo ad Elisa non può e non deve, anche per evitare che riaccada, essere classificato solo come una tragica fatalità.
Hanno posizionato l’ennesimo striscione, i familiari. Nessuna polemica, anche se avrebbero ogni ragione per farla. Hanno solo voluto riservare un pensiero, e un fiore, a lei che non c’è più. Non sono stati gli unici a farlo, perché i tanti che sono passati lungo quella strada e hanno attraversato il passaggio a livello, notando lo striscione e i tre cuori rossi, hanno pensato alla giovane. Qualcuno si è fatto il segno della croce. E non sono mancati neppure i messaggi lasciati sui social, così come le visite alla tomba di Elisa, che riposa nel cimitero di Pizzighettone. Lì attorno a mezzogiorno, dopo avere lasciato il passaggio a livello, si sono recati anche amici e parenti.
«Mi auguro che il procuratore abbia ben chiaro il fatto che il treno non si poteva fermare – dice il fidanzato, Marco Dragoni –. È un elemento importantissimo della vicenda, oltre all’innalzamento della sbarra che è stato il fatto scatenante della tragedia». Qualche settimana fa proprio Marco e la sorella di Elisa, Laura, hanno presentato un esposto per chiedere «se siano ravvisabili, nella condotta di Domenico Romaniello, perito del pm, i reati di falsa perizia o interpretazione, o qualunque altra ipotesi criminosa perseguibile d’ufficio».
Hanno evidenziato una serie di circostanze a loro avviso da approfondire, a partire dal legame di parentela fra l’ingegnere incaricato dalla Procura ed un esponente dei vertici di Rfi. La sua perizia, inoltre, «presentava gravi ed evidenti difformità fra le premesse e le conclusioni, nonché con gli elementi materiali e oggettivi rilevati nel corso delle operazioni». In particolare Romaniello, contraddicendo quanto ricostruito dall’altro consulente del pm, ha rappresentato una dinamica alternativa «in evidente contrasto con le risultanze oggettive, fra le quali gli accertamenti eseguiti dalla polizia scientifica». Ha ipotizzato che l’auto di Elisa possa essere passata sotto le sbarre, così alzandole: una presunta manovra kamikaze smentita anche dalle analisi su veicolo e barriera.
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