L'ANALISI
03 Agosto 2022 - 16:48
L'anestesista cremonese Mario Riccio
CREMONA - «Discriminare le persone che chiedono il suicidio medicalmente assistito sulla base della condizione dei sostegni vitali è irragionevole senza fondamento giuridico e scientifico, dato che questa condizione non viene richiesta invece nella tecnica della sedazione profonda». Lo sottolinea in una nota Mario Riccio, cremonese, responsabile di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore e consigliere dell’associazione Luca Coscioni, che staccò la spina a Piergiorgio Welby e ha seguito la parte medica nel primo suicidio assistito in Italia, quello di Federico Carboni, commentando l’autodenuncia di Marco Cappato.
«Ad accrescere l’illogicità vi è anche il fatto che depositando un testamento biologico è già possibile chiedere l'interruzione delle terapie in corso e dei sostegni vitali - prosegue Riccio -. La sentenza Cappato/Dj Fabo sicuramente risponde ad un caso specifico ma oggi limita inutilmente la richiesta stessa del suicidio assistito. Condizione peraltro non prevista in nessuna legge nei paesi che hanno normato la morte medicalmente assistita». «Perché se indipendenti da sostegni è possibile morire lentamente, dopo diversi giorni sospendendo alimentazione artificiale e disidratazione, come è stato costretto Fabio Ridolfi, e non in pochi minuti, se in possesso delle altre condizioni, come consapevolezza, sofferenza e irreversibilità della patologia?», conclude. (ANSA)
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