L'ANALISI
12 Gennaio 2022 - 05:00
CREMONA - Dall’altro ieri, per effetto della pressione legata ai ricoveri Covid, le sedute chirurgiche sono state ridotte del 40%. Ad essere rinviati sono stati, per il momento, soltanto gli interventi programmati e non urgenti. Dunque quelli effettivamente procrastinabili, senza fare correre rischi al paziente. Ma si tratta, comunque, di un segnale preoccupante. Da non sottovalutare. Lo aveva a suo modo anticipato pochi giorni fa il direttore sanitario di Asst Cremona, Rosario Canino, quando aveva spiegato che per fronteggiare l’incremento dei ricoveri era stato necessario convertire i letti della Chirurgia multispecialistica a Cremona in degenza Covid, e che per questa ragione «la programmazione dell’attività chirurgica in elezione, non urgente, potrà subire variazioni». Così è stato ed è di ieri l’annuncio della conversione, all’ospedale Maggiore, di 20 posti letto: da Medicina a Covid.
Ciò nonostante, rispetto alla media nazionale, la situazione locale sembra ancora sotto controllo. Si tratta infatti di uno «stop» percentualmente inferiore rispetto a quello che sta avvenendo in altre province e regioni. Infatti a livello generale il presidente della Società italiana di chirurgia, Francesco Basile, parla addirittura di 400 mila interventi che verranno rinviati in tutta Italia. Una riduzione delle operazioni chirurgiche che sarebbe in media fra il 50 e l’80%: «Ci si trova praticamente nella stessa situazione del 2020», sottolinea Basile. E in alcune province «non è possibile operare neanche i pazienti con tumore, perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel post-operatorio». Dati che confermano quanto direttori sanitari e medici ribadiscono a più voci da troppo tempo, appellandosi al senso di responsabilità di tutti e spiegando l’importanza delle vaccinazioni: la pandemia da Covid è un’emergenza che tocca anche e soprattutto chi è affetto da altre patologie. Perché l’incremento di ricoveri, sia nei reparti ordinari che nelle terapie intensive, significa sottrarre posti a pazienti che lottano contro altri nemici.
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