L'ANALISI
02 Luglio 2021 - 10:54
CREMONA - Si sta avvicinando la stagione dei funghi, un “frutto” che suscita particolare interesse: i cercatori di funghi sono infatti in continuo aumento se si calcola che, nella nostra regione, oltre mezzo milione di persone si dedicano alla loro raccolta almeno una volta all’anno, come hobby nel tempo libero, durante le passeggiate nei boschi in montagna o nelle nostre campagne e come occasione per una gustosa alternativa ai cibi di tutti i giorni.
Il fungo è sempre stato considerato, nel passato, come appartenente al regno vegetale, a differenza dei vegetali, però, non possiede la clorofilla; per tale motivo la più recente classificazione pone i funghi in un regno a sé chiamato “regno dei funghi”.
Quello che noi chiamiamo comunemente fungo, e che costituisce oggetto delle nostre ricerche, è solo il frutto di una struttura molto più complessa che normalmente è nascosta sotto il terreno; per questo motivo durante la raccolta è necessario seguire alcune regole, al fine di non danneggiare tutto ciò che è immediatamente vicino al frutto che raccogliamo.
Il fungo di per sé non ha un gran valore nutritivo: il motivo vero per cui desta un continuo interesse, anche da parte degli organismi di prevenzione e sanità pubblica, è legato alla presenza, anche nelle nostre campagne, di alcune specie velenose, in alcuni casi mortali, che tutti gli anni provocano intossicazioni. Da questo deriva la necessità di classificare ed identificare correttamente le specie velenose, in particolare quelle mortali.
Anche se si può sicuramente affermare che le specie velenose e mortali sono tutte appartenenti alla famiglia delle Agaricacee, chiamate comunemente funghi a lamelle, è altresì vero che non esiste nessun metodo di semplice applicazione per stabilire la velenosità di un fungo, ad eccezione della perfetta conoscenza delle caratteristiche morfobotaniche delle singole specie.
Sono da sfatare categoricamente tutte le credenze popolari, quali ad esempio quelle del cucchiaio d’argento che diventa nero, del prezzemolo che cambia colore, che spesso “improvvisati esperti” utilizzano per determinare la commestibilità dei funghi.
E’ solo mettendo insieme le caratteristiche morfologiche (gambo, cappello, presenza di annessi come l’anello o la volva, colore, ecc.) e quelle botaniche (habitat, stato di aggregazione, modalità di crescita, ecc.) che si può arrivare ad una corretta classificazione.
Per l’esatta identificazione delle specie fungine raccolte, per la determinazione della loro commestibilità, per avere informazioni sulle corrette modalità di raccolta, conservazione, preparazione e consumo, ci si può rivolgere ai micologi, operatori che hanno frequentato appositi corsi di formazione e che sono in possesso dell’attestato ministeriale.
I micologi operano presso gli Ispettorati Micologici: tali strutture, previste dalla normativa nazionale vigente, sono state fortemente volute dalla legislazione regionale che le ha istituite in tutte le ATS (Agenzie di Tutela della Salute) della Lombardia, all’interno dei Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria.
L’Ispettorato Micologico fornisce le seguenti prestazioni:
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