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IL PUNTO

L'essenza del lavoro? Sicurezza e futuro

Incidenti e morti professionali, precarietà e denatalità sono fattori che mettono in crisi la situazione occupazionale del nostro Paese. La buona politica si impegni per dare speranza ai nostri futuri lavoratori

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

30 Aprile 2023 - 05:30

L'essenza del lavoro? Sicurezza e futuro

Il Presidente Sergio Mattarella ieri allo stabilimento Walvoil di Reggio Emilia in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro

Fa certamente piacere leggere che, in occasione della Festa del Lavoro l’attenzione di tutte le componenti cremonesi - principalmente imprenditori e sindacati - sia stata prioritariamente puntata sulla sicurezza. «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto», recita l’articolo 4 della Costituzione. Tra queste, la prima è proprio quella che di lavoro si deve vivere, non morire. Un principio che vede coesi imprenditori e sindacati di casa nostra che abbiamo sentito nei giorni scorsi negli articoli di avvicinamento al primo maggio.

Venerdì, in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, l’Inail ha puntato il faro su una situazione in chiaroscuro: nei primi tre mesi di quest’anno meno incidenti sul lavoro, ma - drammaticamente - più morti. In Italia grazie al calo delle denunce da contagio Covid, diminuisce il numero complessivo degli infortuni, mentre le vittime sono state ben 196 tra gennaio e marzo nei luoghi di lavoro, nei cantieri, nelle fabbriche o in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro.

Più di due al giorno, con un incremento nel primo trimestre del 3,7% in un anno. Gli infortuni denunciati sono invece stati 144.586 (-25,5% rispetto allo stesso periodo del 2022). In aumento anche le patologie di origine professionale denunciate (18.164, +25,1%). Nel suo focus l’Ats Val Padana - fortemente impegnata in controlli quotidiani con il Servizio prevenzione e sicurezza sul lavoro - evidenzia che in provincia di Cremona dall’inizio di quest’anno gli infortuni mortali sono stati 3, tanti quanti registrati nell’intero 2022.

Un dato su cui riflettere, un fenomeno da contrastare con ogni mezzo. All’indomani della pubblicazione dei dati più favorevoli del previsto sull’andamento dell’economia italiana cresciuta nei primi tre mesi dell’anno dello 0,5 per cento, più della media Ue (1,3 per cento) ma soprattutto più di Francia (0,2 per cento) e Germania (rimasta ferma), gli occhi sono puntati sul decreto Lavoro annunciato per domani dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Contiene misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro e in materia di salute. Sulla base delle anticipazioni, con il solito rito della politica, la maggioranza di governo plaude, l’opposizione e i sindacati sono sul piede di guerra.

Ogni altra considerazione è rinviata al momento della pubblicazione del documento, in particolare per quanto riguarda il capitolo dell’occupazione giovanile, purtroppo sempre più precarizzata e pertanto senza futuro assicurato, nonché femminile, ferma al 53 per cento anche a Cremona. Direttamente collegato a questi capitoli, c’è quello del salario minimo, in Italia non previsto da leggi nazionali, ma solo dalla contrattazione fra le parti sociali, a differenza che negli altri Paesi europei. Le retribuzioni nel Belpaese sono al di sotto della media europea, adeguarle significa investire sul capitale umano e contrastare il fenomeno della fuga all’estero di laureati e personale qualificato.

Ha ben riassunto la situazione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando a Reggio Emilia della Festa del Lavoro nel distretto della meccatronica: «Persistono frammentazione e precarietà, condizioni di lavoro insicure, divari salariali, costo della vita in aumento, in funzione anche delle tensioni internazionali in atto. Stagnazione salariale e sicurezza sul lavoro, nonostante i passi compiuti, sono temi in perenne discussione. La precarietà come sistema stride con le finalità di crescita e di sviluppo». Per poi concludere: «Serve lavoro per un esercizio pieno dei diritti di cittadinanza. Lavoro come antidoto, come strumento efficace per combattere in modo proficuo discriminazioni e illegalità diffuse».

Se si sommano questi fattori alla crisi della natalità, risulta evidente come si stia perdendo il potenziale occupazionale in termini di forza lavoro. Tradotto in numeri: nel decennio 2020-2030, la popolazione italiana in età da lavoro, cioè nella fascia 15-64 anni, scenderà dal 63,6 per cento al 61,1. Sul fronte dell’occupazione, la provincia di Cremona, come ricorda l’osservatorio sulle Mpi di Confartigianato intitolato ‘Primavera 2023: tendenze, cambiamenti e incertezze’, è la peggiore tra le 12 province lombarde che ancora non hanno colmato il gap rispetto alla situazione pre crisi, restando al -4,5 per cento sul 2019, con la punta del -15,7 per cento di lavoratori indipendenti.

Nella stessa indagine si fa riferimento anche alla problematica della difficoltà di reperimento di lavoratori: «Le entrate di difficile reperimento - si legge nel report - si attestano il Lombardia al 46,6 per cento, quota superiore di 1,3 punti rispetto a quanto rilevato un mese fa e di 3,8 punti sull’aprile 2022 -. Tra le province lombarde a risentire maggiormente di questa criticità Cremona è al quarto posto, con il 53,3 per cento». Cifre non incoraggianti. Così come non è confortante il quadro delineato dall’Osservatorio della Cna sulla fiscalità locale che colloca Cremona al settimo posto in Italia tra i capoluoghi con le imposte più salate, che incidono in media del 4 per cento in più rispetto alle altre città lombarde.

In attesa di una replica del Comune di Cremona, si può dire che la situazione è scoraggiante sul fronte dell’opportunità di creare e mantenere nuova occupazione. Per concludere: sicurezza sul lavoro non significa solo la garanzia di avere le migliori condizioni possibili sul posto di lavoro, qualunque esso sia, ma anche la fondata speranza di poter contare su retribuzioni adeguate e certezze di continuità che diano a chi si impegna quotidianamente l’occasione di costruirsi un futuro e una famiglia, perché sa di poterla mantenere. Questo si chiede alla buona politica per poter celebrare senza retorica la Festa del Lavoro.




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