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DISASTRO FERROVIARIO
I soccorsi ai feriti nell’incidente ferroviario del 25 gennaio a Pioltello
MILANO (30 luglio 2020) - La Procura di Milano ha chiesto il processo per 9 tra manager, dipendenti e tecnici di Rete Ferroviaria Italiana, tra cui l’ad Maurizio Gentile, e per la stessa società, tutti indagati nell’inchiesta sul disastro ferroviario di Pioltello, nel milanese, nel quale il 25 gennaio del 2018 morirono tre persone e diverse decine rimasero ferite. Nell’istanza firmata dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti e inoltrata oggi all’ufficio gip, i reati contestati a vario titolo sono disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Stralciata, invece la posizione in vista della richiesta di archiviazione, non solo di due dirigenti di Trenond e della società, ma anche di Amedeo Gargiulo all’epoca direttore dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e di un suo vice di allora.
Come è scritto nell’avviso di conclusione indagini dello scorso ottobre, i dirigenti di Rfi, in particolare, non avrebbero messo «a disposizione dei lavoratori di Trenord srl e di tutti i viaggiatori dei treni» di quella linea «attrezzature idonee ai fini della sicurezza», senza garantire così «che l’infrastruttura fosse mantenuta in buono stato di efficienza per la sicura circolazione». Già la maxi relazione dei consulenti della Procura, depositata nel marzo precedente, aveva stabilito che il disastro ferroviario fu causato dallo «spezzone di rotaia» di 23 centimetri che si fratturò nel cosiddetto 'punto zerò per «un danneggiamento ciclico irreversibile generato da condizioni di insufficiente manutenzione». E che «l'assenza dei controlli ultrasonori» non aveva consentito di monitorare la «progressione irreversibile del danneggiamento del giunto» in quel punto, una giuntura mai cambiata malgrado il problema fosse noto almeno da 11 mesi. Inoltre, secondo inquirenti e investigatori, il convoglio la mattina dell’incidente «viaggiava ad una velocità di 130 km/h» nel punto di «rottura» del giunto e anche se «in quel tratto la velocità consentita era di 180 km/h, con quel tipo di ammaloramento avrebbe dovuto viaggiare a 50 km/h». Tale riduzione della velocità , secondo i pm, doveva essere richiesta da Rfi che era a conoscenza del cattivo stato della giuntura. (ANSA)
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30 Luglio 2020
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