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Musulmani in chiesa a San Siro: «Nessuna intrusione»

Don Piccinelli difende la scelta di invitare la delegazione islamica. Ma non nasconde che alcuni banchi siano rimasti vuoti per protesta

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

20 Dicembre 2022 - 05:25

Musulmani in chiesa a San Siro: «Nessuna intrusione»

La delegazione islamica in chiesa alla messa di San Siro

SORESINA - La scelta di invitare i rappresentanti della comunità islamica e anche due imam, alla messa patronale, ha diviso la città. Don Angelo Piccinelli se n’è accorto e non si tira indietro. Anzi, ha deciso dalle colonne del bollettino parrocchiale di scrivere una lettera aperta indirizzata proprio ai fedeli «dissidenti», che hanno deciso per protesta di non partecipare alla funzione per San Siro. Il messaggio è chiaro già dal titolo: «Né buonismo né tradimento, solo un po’ di amarezza».

Dieci giorni fa, la città ha festeggiato il suo patrono San Siro in un modo speciale: per la prima volta, infatti, una delegazione del centro culturale islamico Al Manar e una rappresentanza di religiosi musulmani si sono accomodate nei primi banchi. Pieni questi, molto meno quelli in fondo. E non era un caso: l’apertura di don Piccinelli non è piaciuta a tutti.

Il parroco si schiera ulteriormente e affronta le critiche: «L’invito ai rappresentanti del centro culturale islamico di Soresina per la celebrazione del patrono San Siro, lo scorso 9 dicembre, non è stato gradito ad alcuni fratelli e sorelle cattolici della nostra comunità. Non mi stupisco — rivela l’arciprete — né mi scandalizzo. Qualcuno ha interpretato la presenza dei musulmani nella nostra prepositurale come un’intromissione indebita. O, addirittura – continua — una violazione. I pensieri di protesta si sono tradotti nella scelta di non partecipare all’eucarestia patronale. Lo sguardo di un parroco, anche se non contabilizza e non indaga — ammette don Piccinelli — nota immediatamente i posti vuoti in chiesa. Inutile, pertanto, negare l’amarezza».

Insomma, il primo dei preti soresinesi si è accorto di aver spaccato in due l’opinione pubblica. Eppure, secondo la sua analisi, l’invito ai rappresentanti islamici non sarebbe qualcosa di nuovo o improvviso ma, piuttosto, la naturale prosecuzione di un percorso di avvicinamento cominciato molto tempo fa: «La storia della relazione con gli islamici in città parte da lontano — precisa infatti Piccinelli — e precisamente dall’augurio che inviai loro, reso pubblico attraverso il foglio settimanale parrocchiale, nel luglio 2012 in occasione dell’inizio del Ramadan: nel messaggio sottolineavo il coraggio e l’esemplarità della loro astinenza estiva. Alla gratitudine dei destinatari fecero eco, al contrario, le critiche in casa nostra. Alcune anche politicamente pesanti. L’avvio del Ramadan, tuttavia, rappresentò, da allora, una regolare occasione di scambio augurale».

Il parroco ha ricordato poi che molti passi sono stati fatti anche dall’altra parte, compresa la volta in cui, nel 2014, gli islamici di Soresina raccolsero firme di condanna contro il terrorismo di matrice musulmana. La conclusione non lascia spazio a interpretazioni: «Non mi sento né un ingenuo, né un buonista, men che meno un traditore della fede. Né presumo di vestire i panni del profeta. Anzi. Urge, piuttosto, tra cristiani e musulmani, un’alleanza educativa».

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