L'ANALISI
17 Novembre 2022 - 05:10
MILANO - Un confronto sempre più serrato e stringente con l’esperienza israeliana: dopo gli eventi siccitosi che hanno compromesso una parte rilevante di raccolto, e che rischiano di ripetersi, la Lombardia guarda alle best practice di una terra al 70% desertica ma che ha saputo trasformarsi e dar vita a un’agricoltura di qualità vocata all’export.
Il confronto di ieri a Palazzo Pirelli, promosso dalla Commissione consiliare Agricoltura, ha permesso di conoscere la storia e il presente di lotta alla siccità della regione del Neghev. In particolare, il professor Aaron Fait (Ben Gurion University), studioso di fama internazionale, attualmente impegnato anche in ricerche sulla possibilità di coltivazioni sulla luna e nel cosmo, ha illustrato i metodi per utilizzare acqua riciclata e per desalinizzare il terreno, ha parlato di tecnologie e strumenti all’avanguardia. «Ma in Israle — ha precisato — è fondamentale l’educazione, perché sin da piccoli si viene educati a non sprecare l’acqua nei gesti quotidiani».
Nello specifico dell’attività agricola, ha aggiunto: «Si basa per il 90% su acqua riciclata e ciò permette di non sottrarre l’acqua all’utilizzo dei cittadini».
Prima di Fait erano intervenuti, aprendo la finestra sulla realtà israeliana, Jonathan Hadar (Head of Israel Economic and Trade Mission to Italy) e Andrea Jarach (presidente dell’associazione Amici italiani della Ben Gurion University).
Il pomeriggio di lavori è stato introdotto dalla consigliera Elisabetta Strada, che ha annunciato la prossima approvazione in consiglio regionale di una risoluzione sul tema della lotta alla siccità attraverso linee guida in grado di fondare una strategia a lungo termine. Giovanni Malanchini, consigliere e segretario del consiglio regionale, ha sottolineato l’importanza per la Lombardia, prima regione agricola d’Italia, di uno scambio di esperienze con Israele «per poter migliorare le attività di raccolta e conservazione dell’acqua e quella dell’irrigazione, che in particolare necessita di impianti sempre più innovativi».
«Siccità e cambiamento climatico — ha declinato il suo pensiero il presidente della Commissione Agricoltura, Ruggero Invernizzi — sono all’origine per il comparto agricolo di prospettive difficili. Per questo motivo cooperare tra addetti ai lavori, approfondendo le soluzioni più innovative ed efficaci, è fondamentale e il convegno di oggi, con docenti universitari, responsabili di enti e la importante presenza del professor Fait rappresenta un passo significativo in questa direzione».
Case histories di cooperazione tra Israele e la Lombardia sono stati illustrati da Paola Pagnotta (director Agritech of Israel Economic and Trade Mission to Italy), la quale si è soffermata su tecnologie per sistemi di irrigazione a goccia, per il trattamento delle acque reflue e per la raccolta e lo stoccaggio idrico. E ha illustrato la situazione in Israele dove, ha fatto notare, «sono previsti contributi statali importanti per gli agricoltori che accettano di promuovere iniziative di sperimentazioni innovative. Strategico — ha poi aggiunto — è il Centro di ricerca in agricoltura, al quale le aziende possono rivolgersi quando devono affrontare problematiche legate ad un territorio difficile».
Durante i lavori sono intervenuti il professor Marco Mancini (Politecnico di Milano), la professoressa Arianna Facchi (Università degli studi di Milano), Gladys Lucchelli (direttrice Anbi), Massimo Ornaghi (direttore Ersaf), Riccardo Crotti (presidente di Confagricoltura Lombardia e della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Paolo Carra , vicepresidente di Coldiretti Lombardia.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi, nel suo intervento di saluto ha sottolineato che «il modello israeliano ha fatto scuola ed è non a caso un esempio ripreso a livello mondiale. Lo scambio tra esperienze — ha aggiunto — non potrà che portare benefici al nostro sistema agricolo, che si è già avviato sulla strada maestra dell’innovazione e intende farlo sempre di più».
La crisi idrica in Lombardia ha radici lontane, mai affrontate prima con efficacia dalle istituzioni. Un problema gravissimo che riguarderà in futuro tutto il mondo e che in prospettiva ha bisogno di interventi a lungo termine. Anche il contingente, però, ha bisogno di avere risposte serie e puntuali.
Reduce dalla tavola rotonda a Palazzo Pirelli, promossa dalla Commissione Agricoltura alla quale ha partecipato una delegazione israeliana, Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia e della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, sottolinea l’urgenza di soluzioni drastiche. «L’esperienza israeliana è utile ma da noi non c’è desertificazione. Però anche noi applichiamo l’irrigazione a goccia ormai da anni nelle colture che hanno rendita come pomodoro, vite e frutta. Tecnica che esige investimenti importanti e dunque impraticabile nei prati stabili o nelle coltivazioni a mais. Per questo, come sostiene Confagricoltura, sarà necessario fronteggiare l’aumento della siccità con la realizzazione di nuovi invasi: impensabile che l’acqua del fiume Po per sei mesi scenda al mare senza passare dalla rete idrica. É indispensabile la bacinizzazione. In questo modo si alza la falda freatica e si riempiono i fontanili che permettono di irrigare. E va fatto un uso anche invernale dell’acqua. Senza dimenticare, e in questo aspetto Israele ci insegna, gli interventi necessari sugli sprechi e maggiore educazione sugli usi dell’acqua nella quotidianità».
Questo a lungo termine. A breve, fermo restando la necessità degli invasi, secondo Crotti «occorre togliere alcune autorizzazioni agli utilizzatori di impianti idroelettrici, che trattengono l’acqua per per produrre energia. Si tratterebbe di disciplinare il flusso minimo vitale in maniera strutturata. Perché convocare un tavolo ogni volta? Abbiamo bisogno di stabilità e programmazione, è fondamentale. E poi se non c’è acqua, come produrremo cibo? Oggi la popolazione mondiale supera gli 8 miliardi di persone, una crescita senza precedenti che impone nuove sfide. Mondiali. Una sarà appunto combattere la fame e la povertà. La siccità è un problema gravissimo, la cui soluzione non può essere procrastinata. Lo dobbiamo a noi, ma anche alle generazioni future».
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