L'ANALISI
22 Ottobre 2022 - 05:20
CREMA - Cinque milioni di euro in più, rispetto ai 21 dell’ultima stima dei costi (erano 18 nel progetto originario). A tanto ammonterebbe l’incremento della spesa per la realizzazione del secondo ponte della Paullese, da costruire a fianco dell’attuale. Il progetto risale al 2014, poi per anni è rimasto fermo in attesa del via libera tra ministero delle Infrastrutture e dicastero dell’Ambiente, compresa la lunga attesa al Comitato interministeriale per lo sviluppo economico. Arrivati tutti gli ok da Roma, la palla è tornata alla Provincia per gli adeguamenti del progetto originario alle nuove richieste: soprattutto in merito alle mitigazioni dell’impatto ambientale del nuovo manufatto.
L’ipotesi è di un aumento dei costi tra i quattro e i cinque milioni di euro, soldi che però mancano all’appello, dunque vanno trovati. Il presidente provinciale Mirko Signoroni si mantiene cauto. «I nostri uffici stanno rivedendo il computo metrico e l’intero quadro economico dell’opera, che comporterà sicuramente un incremento di spesa. Oggi risulta prematuro ipotizzare cifre che potrebbero essere smentite a breve. Sarà comunque nostra cura, come Provincia, procedere son i successivi passi appena avremo il quadro completo dei costi relativi al nuovo ponte».
Insomma, la Provincia sarà in prima linea nel cercare i fondi mancanti, andando a battere cassa in Regione e al ministero e valutando anche una possibile integrazione con risorse proprie per fare in modo che l’opera, fondamentale per i collegamenti rapidi tra il Cremasco e il Milanese-Lodigiano, non rimanga incompiuta. Preoccupazione a Spino d’Adda, espressa dal sindaco Enzo Galbiati. «Piena fiducia nei progettisti della Provincia, attendiamo delucidazioni per capire meglio. Evidente che il raddoppio in alveo del manufatto sia decisivo, anche per le necessità della nostra viabilità e per la sicurezza del tratto di Paullese che attraversa il territorio comunale».
Il pensiero di Galbiati va alla curva che immette sull’attuale ponte, all’altezza della stazione di servizio Tamoil, punto dove la superstrada si riduce a una sola corsia per senso di marcia (viceversa se si arriva da Milano, dove dopo la curva comincia il raddoppio). Un tratto già teatro di incidenti stradali gravissimi, purtroppo anche con esiti mortali, e per questo oggetto di interventi di messa in sicurezza, come il posizionamento di catarifrangenti e luci notturne. Da tempo il Comune chiede più investimenti, ad esempio un guardrail di separazione. Niente da fare, invece, per l’istallazione di una autovelox fisso (il limite è di 70 chilometri orari), già bocciata a livello provinciale.
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